Daniela Bianconi
Il monopolio dell’usura. Nessuna inserzione, nessuna pubblicità. Non serviva. Tutti i commercianti sapevano. Se manca liquidità ci sono Michele Gargiulo e sua moglie Grazia Castaldi, i due coniugi che hanno dedicato una vita intera all’usura. A mettere la parola fine ad un giro di affari di oltre tre milioni di euro, a liberare dalla morsa quindici commercianti, anche se secondo le indagini ci sono molti altri operatori del settore che tengono la bocca chiusa per timore di ritorsioni, ci hanno pensato gli uomini dei commissariati di polizia di Formia e Gaeta. Rasa al suolo come un castello di carte una vera e propria associazione a delinquere finalizzata all’usura, all’estorsione e al riciclaggio. In manette sono finiti, come disposto dalle ordinanze emesse dal sostituto procuratore titolare dell’inchiesta Luigia Spinelli, e firmate dal giudice per le indagini preliminari Tiziana Coccoluto, a conclusione di dieci mesi di intercettazioni e pedinamenti, Valentino Alfonso, detto ‘O pagliarone’ nato a Santa Maria a Vico 49 anni fa (già sottoposto ad indagini anche dalla Direzione investigativa antimafia di Napoli per rapporti con esponenti del clan dei Casalesi), Michele Gargiulo, 50enne già ristretto nel carcere di Velletri, Giuseppe Corbo, 34enne di Sessa Aurunca, Grazia Castaldi, nata a Napoli 42 anni fa. Ai domiciliari sono finiti invece Luigi Stravino, 38enne di Maddaloni, Antonio Di Francesco 48enne anche lui di Maddaloni e Antonio Liberti, 44enne di Santa Maria a Vico in provincia di Caserta. «Ognuno – ha precisato il vicequestore aggiunto Cristiano Tatarelli - aveva il suo ruolo. Gargiulo e Alfonso, dove aver tenuto i contatti con i commercianti, si preoccupavano di versare il denaro; per la riscossione delle rate erano incaricati Corbo e Castaldi. Se il pagamento, che normalmente avveniva con assegni bancari ognuno intorno ai dieci, quindici mila euro, non avveniva alla scadenza, Corbo cominciava con le minacce. In un caso in particolare - ha aggiunto - proprio il 34enne sequestrò un commerciante insolvente e lo portò alla corte del Gargiulo. Non ci sono stati almeno per il momento dei pestaggi veri e propri, ma continui danneggiamenti ai danni delle auto». «Le denunce sono diverse – ha aggiunto Walter Dian, vicequestore di Gaeta -, quattro sono state formulate dai commercianti negli ultimi dieci mesi, ma molte risalgono addirittura a dieci anni fa. Del resto il sodalizio non è formiano ma abitualmente staziona nel sud pontino e abbiamo ragione di credere che abbia mietuto già altre vittime anche nel casertano». Un’indagine completa che ha portato anche al sequestro di un volume considerevole di beni. «Come disposto dal magistrato Spinelli – ha proseguito il capo della Mobile Lamparelli – abbiamo sequestrato due immobili tra i quali una villa a Gianola, sei autovetture tra le quali una Ferrari F131 dell’Alfonso del valore di 120mila euro e tutti i conti correnti bancari per un valore di tre milioni di euro». Durante le indagini tre negozianti sono stati costretti a chiudere le loro attività commerciali mentre la liquidità di una società fittizia di materiale elettrico, messa su dal gruppo, aumentava a vista d’occhio, ma era solo una copertura. «I beni, secondo la norma antiusura – ha concluso Tatarelli - potrebbero essere dati alle vittime come risarcimento ma bisognerà attendere la convalida del provvedimento e poi il processo. Viceversa potrebbero finire nelle casse dello Stato».
martedì 21 aprile 2009
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