venerdì 6 marzo 2009

Terracina - Pd: «Falsate le elezioni del 2006»



Francesco Avena
«Le elezioni del 2006 sono state falsate». Il capogruppo del Pd Antonio Bernardi usa parole dirette per fotografare la politica di Terracina. Da quel 2006, quando il sindaco Stefano Nardi vinse al ballottaggio le elezioni comunali, inizia «tutta una serie di problemi che ci portiamo dietro e che hanno sconvolto la politica locale». Fatti giudiziari e crisi di maggioranza si sono susseguiti regolarmente, a scapito dei cittadini e dell’immagine che la gente ha ormai nei confronti degli amministratori, maggioranza e opposizione poco importa. Mentre le indagini disposte dalla Procura vanno avanti, e si vocifera addirittura di una quarta inchiesta legata a presunti contatti tra vertici politici terracinesi e personaggi vicini o componenti di clan malavitosi, il Pd presenta ufficialmente le sue 8 firme per la mozione di sfiducia a Nardi e al suo governo. Poche se si considera che per andare a discutere in consiglio di un’eventuale destituzione del primo cittadino ne occorrono almeno 12. A dar manforte al Pd il solo Gino Di Mauro, dei Verdi. 9 non fanno 12: e la maggioranza incassa il colpo ma non perde ancora il governo. Questa volta però il Pd mette in campo dati e fatti concreti. E forte dell’accelerazione impressa alle indagini dopo il suicidio di Martino, torna ad illustrare come secondo il proprio punto di vista andarono le cose. Punto di vista che spetta alla magistratura, che indaga su amministratori, dipendenti e dirigenti comunali, confermare. «Nel 2006, pochi giorni prima delle elezioni circa 150 interinali vennero assunti dal Comune. Addirittura alcuni di questi cinque giorni prima del turno di ballottaggio». In pratica quando si decidevano le sorti amministrative della città. Un modo di assumere persone che, a elezioni vinte e festeggiate dalla maggioranza, avevano attirato l’attenzione dell’opposizione. Fu dalle carte esaminate dai consiglieri che partì l’esposto alla Corte dei conti presentato dal consigliere Rossano Alla. Si contestavano assunzioni in periodo illecito, visto che si era prossimi a elezioni. Si chiedeva perché si assumesse tramite agenzia interinale e non per concorso pubblico. Si evidenziava che non c’era una copertura di spese. E tutto questo sebbene l’assunzione di forza lavoro fosse impedita a chi non rispettava il patto di stabilità interno. Questi i punti che il Pd contestava, e su cui la Corte dei conti bacchettò il segretario generale Martino, che pare proprio da quel momento sia caduto in stato depressivo. «Assunzioni allegre – hanno più volte sottolineato gli esponenti del Pd – che hanno finito per portare voti dalla parte di chi governava, falsando gli esiti delle elezioni». Da un’elezione falsata a un ritratto complessivo della maggioranza attualmente in carica. In tanti hanno chiesto le dimissioni di sindaco, assessori e consiglieri. Ancor di più dopo che i sette avvisi di garanzia giunti in Comune hanno creato nuove tensioni. In realtà pare che chi governa si sia compattato. «La sensazione – ha affermato il consigliere Vincenzo Recchia – è che la maggioranza voglia mettere tutto a tacere. E non escludo che sia già pronta una ridistribuzione di deleghe assessorili e presidenze di commissioni». Dal caos l’ordine, dunque. Questo teme il Pd, che però non nega la possibilità che da una maggioranza così riplasmata, possano venir fuori altri scontri interni e scissioni, tipo quelle che negli ultimi tempi hanno consentito al gruppo misto di diventare una forza politica rilevante in consiglio comunale. «Capisco i singoli partiti – ha criticato Domenico Zappone – che sono legati a interessi di bandiera. Ma il Gruppo misto, che in teoria dovrebbe comportarsi in modo autonomo, in realtà è artefice della sopravvivenza di questa maggioranza. I cittadini hanno l’immagine di politici al governo che curano solo i propri interessi. Purtroppo, almeno nel caso di Terracina, hanno ragione».

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