venerdì 6 marzo 2009

L’Udc dismette la sinistra

Alessia Tomasini

Per la prima volta un matrimonio inizia con il divorzio. Il connubio tra Partito democratico e Udc doveva essere la novità più interessante di questa tornata elettorale. Tutto giocava a favore dell’asse tra centro e sinistra almeno nei piani di Casini. Ma? A livello locale si trattava di un sogno di una notte di mezza primavera. Che l’alleanza fosse impossibile da mettere in cantiere si sapeva da sempre. Sulla nascita del patto d’acciaio, a cui credeva solo una parte del Partito democratico, non c’era mai stata alcuna dichiarazione di intenti da parte di Michele Forte. Nessun appuntamento con il segretario provinciale del Pd, Loreto Bevilacqua, era stato fissato tra ultimatum e speranze deluse ancor prima di manifestarsi. Al contrario Forte si era sempre dichiarato a totale sostegno del presidente uscente Armando Cusani con il quale ha amministrato, nel ruolo di presidente del consiglio, la Provincia negli ultimi cinque anni. Poi? Dopo mesi di sospiri caduti nel nulla arriva la ferale notizia. Aldo Forte non va per il sottile e con poche parole indirizza al Partito democratico il gran rifiuto di ogni possibile intesa elettorale. A scatenare la reazione del capogruppo dell’Udc in consiglio regionale l’attacco portato dal tridente Tombolillo, Guidi e Bartolomeo, alla posizione del partito di Casini su Acqualatina. «Legittime le perplessità espresse dal Pd sulla gestione Acqualatina - spiega Forte - ma è inaccettabile che il caso della società venga utilizzato per attaccare l’operato dell’Udc in provincia di Latina proprio all’indomani di un incontro, richiesto dal PD, per verificare la possibilità di un eventuale accordo elettorale». La riunione era stata sollecitata più volte da Bevilacqua alla ricerca di un sostegno da parte dei moderati con il doppio obiettivo di indebolire la compagine ex Casa della libertà e di conquistare almeno una fetta di consensi che il centrosinistra non ha mai avuto. «Le critiche espresse dai consiglieri ex Ds rendono evidente che all’Udc non si chiede un confronto ma la rinuncia ai propri contenuti programmatici, specie su questioni importanti dell’amministrazione provinciale. La valutazione - spiega Forte - del ruolo di Acqualatina, ad esempio, vede l’Udc su una chiara posizione critica ma costruttiva, mentre quella svolta dal Pd è ideologica nel senso di rifiutare, nella sostanza, l’aziendalizzazione del servizio». Acqualatina diventa in questo modo causa ed effetto di una rottura che era all’orizzonte. Come potesse essere pensabile coniugare due programmi agli antipodi su rifiuti, gestione del servizio idrico, infrastrutture e chi ne ha più ne metta. L’Udc non ha digerito l’atteggiamento di un Partito democratico che sta gestendo i rapporti con possibili alleati come un’annessione, una rinuncia da parte di chi deciderà di correre a sinistra di armi e idee. «Questo atteggiamento non mi coglie di sorpresa. E’ evidente a tutti i livelli che il Pd a Latina, come in tutta Italia, è diviso e che da questa spaccatura si sta facendo avanti una linea sempre più marcatamente di sinistra. Questa scelta politica - spiega Forte - che allontana le componenti riformiste porterà il Pd su di un vicolo cieco». L’esperienza politica di Forte lo ha portato ad optare per la salvezza piuttosto che per un suicidio, elettorale, che avrebbe pregiudicato anche il futuro del partito e dei suoi leader alle regionali 2010. «Non mi rimane altro da fare che prendere atto di questa condizione strutturale e registrare che una parte del Pd si è posta di traverso rispetto a qualsiasi tentativo di dialogo. Ogni alleanza è - conclude Aldo Forte - semplicemente impossibile».

Nessun commento:

Posta un commento