lunedì 9 marzo 2009

Rifiuti tossici, in manette una manager pontina

Daniela Bianconi

Strumentalizzare il ruolo che si riveste in un'azienda per risparmiare sui costi relativi allo smaltimento dei rifiuti tossici. Con le pensanti accuse di associazione a delinquere finalizzata allo smaltimento illecito di rifiuti, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, truffa aggravata ai danni dello Stato, favoreggiamento personale, violazione dei valori limiti delle emissioni in atmosfera e prescrizione delle autorizzazioni e accesso abusivo a sistemi informatici è stata arrestata Stefania Brida 40enne di Latina. Lei è una dei tredici destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari emessa dai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Roma, a seguito di un'articolata e complessa attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Velletri. L'inchiesta è stata gestita dal sostituto procuratore Giancarlo Cirilli. L'azione ha avuto riscontro oltre che nel capoluogo pontino anche nelle province di Roma, Frosinone , Napoli , Avellino , Bari , Foggia , Grosseto e Livorno. Le ordinanze sono state emesse dal giudice delle indagini preliminari Alessandra Ilari nei confronti del direttore tecnico e responsabile della gestione dei rifiuti degli impianti di termovalorizzazione di Colleferro; procuratore e responsabile della raccolta dei multi materiali dell'impianto di una società di gestione di rifiuti di Roma; Soci e amministratori di società di intermediazione di rifiuti e di sviluppo di software; chimici di Laboratori di analisi. I militari sotto l'input del tenente colonnello Antonio Menga hanno provveduto anche a notificare 25 informazioni avvisi di garanzia per gli stessi reati. Al centro dell'inchiesta denominata "Black Hole" è finita la discarica di Colleferro che gestiva direttamente la società i cui vertici sono stati arrestati. Le indagini sono durate un anno, durante il quale sono stati fatti appositi servizi di osservazione dei luoghi, ma non sono mancati anche ispezioni e controlli agli impianti, supportate da consulenze tecniche. L'attenzione si è concentrata nella la verifica della qualità e consistenza del combustibile da rifiuti tossici che è stato immesso nei cicli gestionali degli impianti di termovalorizzazione ubicati in Colleferro che possono contenere bacini di conferimento dei rifiuti provenienti principalmente dalle regioni Lazio e Campania. In sostanza secondo quanto è stato scoperto dal Noe la società consentiva anche ai rifiuti tossici che avrebbero dovuto seguire una diversa procedura di smaltimento a costi più elevati, di arrivare nella discarica e di essere smaltiti illegalmente. Le articolate indagini del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri hanno permesso di raccogliere inequivocabili elementi di responsabilità a carico dei soggetti che conseguivano ingiusti profitti, rappresentati dai maggiori ricavi e dalle minori spese di gestione dei rifiuti che venivano prodotti e commercializzati come rifiuti normali pur non avendone le caratteristiche. I rifiuti in questione erano pericolosi e quindi non utilizzabili nei forni dei termovalorizzatori per il recupero energetico. L'organizzazione aveva messo in piano praticamente perfetto anche sei i carabinieri sono riusciti a scardinarla. In primo luogo c'è stato l' allestimento di uomini e mezzi (impianti di trattamento e recupero, intermediari, laboratori d'analisi, gestori di rifiuti), che conferivano ingenti quantitativi di rifiuti urbani non differenziati ai termovalorizzatori, privi delle caratteristiche previste dalla legge. Successivamente si provvedeva alla falsificazione dei certificati di analisi redatto dai chimici che attestavano falsamente i dati sulla natura, composizione e caratteristiche chimico-fisiche dei rifiuti. Come se non fosse abbastanza per ottenere gli incentivi statali venivano volte maggiorazioni sul pagamento inerente all'acquisto dell'energia prodotta dalla termovalorizzazione da fonti alternative da parte del gestore nazionale per l'energia elettrica e poi si dichiarava al gestore servizi elettrici consumi di gas metano inferiori a quelli effettivi. Il Nucleo dell’Arma ha posto fino ad una truffa dalle proporzioni incalcolabili che stava fruttando ai responsabili della società dei guadagni da capogiro e siamo solo all'inizio dell'inchiesta.

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