giovedì 12 marzo 2009

PROVINCIALI - Sesa passa, Titta resiste

Alessia Tomasini
Se si vuole portare il partito al minimo storico dei consensi, di questo passo ci riusciranno di certo». Non usa mezzi termini il leader del Partito democratico, Titta Giorgi. Il centrosinistra continua a navigare a vista. Non si discute se non in riunioni dove i componenti sono ridotti ai minimi termini. Ieri intorno ad un tavolo si sono seduti Claudio Moscardelli, Domenico Di Resta e Sesa Amici. Ma? Non c’è un’idea di futuro nè tantomeno di chi dovrebbe incarnarlo. Si procede con il passo del gambero andando avanti e indietro su posizioni trite e ritrite. «Basta pensare alle primarie - spiega Giorgi - con cui io sono d’accordo. Ma si devono fare e subito se questa è la scelta. Invece si perde tempo a suon di rimandi ad incontri successivi in cui non si conclude nulla mentre la scadenza elettorale è alle porte». Insomma nel Pd ci sono poche idee e tutte confuse. Lo dimostra il caso della canidatura a presidente della Provincia. Il gruppo è demotivato. Ci sono stati tentativi di autocandidature. Si parte da Antonio Raimondi per arrivare a Domenico Guidi, l’unico al momento rimasto in campo e con un programma elettorale tra le mani. «Per me era e resta il miglior candidato possibile. Se qualcuno propone un altro nome non metto veti ma è ovvio che - continua Giorgi - si debba dimostrare di avere requisiti se non superiori almeno pari a quelli dell’attuale capogruppo del Pd in consiglio provinciale». I nomi che dovrebbero incarnare la rivoluzione del centrosinistra in terra pontina, con un percorso che punti al radicamento, alla legittimazione, all’accreditamento del Pd sul territorio si susseguono a ritmo frenetico ma solo sulla stampa. «Il dibattito politico, quello che deve nascere e chiudersi, nelle sedi istituzionali non è ancora iniziato. Basta pensare al fatto che la direzione provinciale del Pd non è mai stata convocata. In quell’occasione - spiega Giorgi - sono pronto a discutere di tutto ma non ho intenzione di assumermi alcuna responsabilità su scelte avventate o che portano alla rovina a causa di un attendismo inutile e controproducente». Il comitato dei saggi però ha sbaragliato solo nel tardo pomeriggio tutte le carte in tavola. Moscardelli e Di Resta sono pronti a sostenere la scesa in campo di Sesa Amici. Questo comporta da una parte l’inutilità del ricorso alle primarie sulle quali anche i partiti della sinistra rimasta esterna al Pd potevano convergere. Dall’altra si deve capire come si collocherà su questa scacchiera Loreto Bevilacqua, attuale segretario provinciale del centrosinistra che non ha mai nascosto le proprie velleità a ricoprire il ruolo di candidato alla presidenza contro Cusani. Saranno soddisfatti di una corsa targata Sesa Amici tutti coloro che in questi anni hanno visto il deputato volare ai piani alti del parlamento senza essersi mai dovuta sottoporre, realmente, al giudizio degli elettori. Tirate le somme, considerato che Titta Giorgi non mollerà sulla proposta di Domenico Guidi, la battaglia finale si dovrà svolgere sul tavolo della direzione provinciale. Le posizioni sembrano essere destinate a restare lontane. «Non mi sottrarrò al dovere di partito ma porto avanti la candidatura di Guidi - conclude Giorgi - perchè sono convinto che possa essere l’unica a garantire, al momento, un risultato. Certo è che non si può temporeggiare ancora qualsiasi sia la decisione finale che si assumerà». I nodi da sciogliere a sinistra restano gli stessi. La sfida di quella che in molti hanno definito una fusione a freddo sta ancora nella capacità di sintesi, nella volontà di porre un nuovo leader a capo di una macchina che abbia un corpo, una mente e soprattutto un programma valido. Nella mappa delle candidature sembra che gli apparati stiano però, di nuovo, prendendo il sopravvento. Le aspirazioni ci sono, la voglia di lasciarsi alle spalle la sinistra pontina problematica e complessa con poca concretezza e la chiusura nel castello delle lagnanze era e resta l’unico perno di un rinnovamento che ancora non fa capolino.

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