lunedì 16 marzo 2009

Provinciali e le ossa del cinghiale

Lidano Grassucci
Un candidato alla presidenza e tanti aspiranti consiglieri. Le elezioni provinciali di giugno rischiano di essere zoppe, di avere due livelli tra loro distanti anni luce.
Il primo elemento è il “rientro” di parlamentari che dal ’93 ad oggi sono puntualmente eletti, mai votati, e assolutamente estranei alla vita comunitaria della provincia. Sesa Amici, deputato dei democratici, ora guida la battaglia, è nuovissima in termini di notorietà quanto vecchissima in termini di incarichi avuti. Stessa cosa a destra per Gianfranco Conte. Entrambi per girare in provincia hanno bisogno del satellitare, e pure di marca buona. Tornano per accertarsi di esistere, per verificare se hanno un senso. Naturalmente giocano una partita truccata: per la Amici corre tutto il partito e lei incasserà il lavoro fatto sul territorio da Moscardelli, Di Resta e Giorgi che preparano il terreno per le regionali del 2010. Si sacrifica ma col paracadute.
Ancora più astuto Gianfranco Conte che fa giocare Umberto Macci, fa esporre Giuseppe Ciarrapico. Gioca con due paracadute. Naturalmente lascerà orfana la sconfitta di Macci e le esternazioni da avanspettacolo dei Ciarra. Nelle assemblee, sempre più deserte e sempre più tristi, dei maccisti lui fa la parte del buono, assiste agli attacchi antiCusani ma è sempre (distratto in quel momento). Insomma: “andate avanti voi, che a me viene da ridere”.
Ciarrapico dal canto suo ha lanciato le truppe cammellate di cui dispone, un volume verbale enorme quanto politicamente inconsistente. La politica è futuro, non è vendetta personale.
C’è un problema, per fare la politica ci vogliono politici, non sottobosco di funzionari di partito (che lavoro fa Conte? Che lavoro fa l’Amici?) non imprenditori della corte di Andreotti prima, oggi di chi comanda (Ciarrapico).
Tutto per avere un posto da consigliere provinciale, perché la posta è questa. Per eleggere Macci metteranno in campo 30 illusioni.
Diversa, ne va dato atto, è la battaglia di Sesa Amici che ha la possibilità di portare in consiglio almeno altri 4 consiglieri.
Questa è la madre di tutte le battaglie e si limita ad un posto in via Costa da consigliere. Come se Cesare attaccasse i Galli per andare a cena con Asterix e Obelix.
Una partita mal posta e il ragionamento alla corsa a consigliere vale anche per gli altri aspiranti presidenti da Guidi, passando per De Amicis, per finire con Panzarini. Tutti alla guerra per mangiare un pezzo del cinghiale di Obelix. Era bella la politica quando c’era la concorrenza e si giocava, lealmente, per vincere. Dc, Pci, socialisti, almeno era divertente.
Come dice Manfredi all’ufficiale pontificio quando stanno entrando nel covo dei carbonari: “So coglioni e vonno cospirà”.

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