lunedì 16 marzo 2009

Latte, il prezzo liberalizzato

Teresa Faticoni
I conti non tornano. La discrasia che si registra tra quanto si paga il latte alla stalla in Germania e i prezzi applicati in questa provincia è un nodo irrisolto che si trascina da tempo. Ieri in Provincia l’assessore all’agricoltura Enrico Tiero ha presieduto un vertice cui hanno partecipato le associazioni di categoria (Confagricoltura, Coldiretti, Cia, Aprozol, Aprolat) e i rappresentanti dei caseifici del territorio che chiedevano una riduzione del prezzo del latte. Il latte di mucca in provincia di Latina si paga (cioè i caseifici pagano agli allevatori) 40 centesimi di euro. In Germania 22,70 centesimi di euro. «Un gap insostenibile dal punto di vista economico», commenta Maurizio Ferrante, amministratore delegato del caseificio Olivieri che ieri ha partecipato alla riunione di via Costa. In effetti a questo punto, con il prezzo le petrolio che è sceso vertiginosamente, conviene fare avanti e indietro dalla Germania tante volte piuttosto che comprare latte nostrano. Su questo tema, però, c’è stato fronte comune da parte delle associazioni di categoria che rappresentano gli allevatori per un no secco all’accordo interprofessionale. I casari hanno obiettato eccependo la riduzione dei costi di produzione: costano di meno i cereali, i mangimi, la nafta e l’energia. La concorrenza, a questo punto, è impossibile. Su questo fonte si è registrato un nulla di fatto. Ala fine si è deciso di liberalizzare in toto la trattativa che diventa, senza nessuna mano invisibile a direzionarla, una trattativa privata tra caseari e con feritori. In sostanza dal primo aprile 2009 fino al 31 marzo 2010 ogni caseificio è libero di trattare con il produttore il prezzo della materia prima. «Non sarà equiparato al prezzo tedesco perché rimarrà un prezzo di molto superiore – precisa comune Ferrante – ma certo giocheremo al ribasso». In questo modo ci potrebbe essere la possibilità di un cartello tra gli industriali della trasformazione, ma questo è un pericolo che gli stesi negano. Con un litro di latte pontino, quasi se ne comprano due teutonici. Uno squilibrio che va ridimensionato. E i caseifici lo faranno in proprio. Un punto a favore del progetto qualità del latte, però, i caseifici lo hanno segnato. Da tempo chiedono di rivedere i parametri di qualità escludendo gli attuali e basandosi sulla caseina, proteina specifica del latte per paste filate. Un progetto già attuato in Lombardia dove è stato ideato uno schema con una finestra di auto analisi che consente rapidamente il calcolo del prezzo del latte, indicando i valori qualitativi riscontrati nel prodotto: compilando, l'utente vedrà comparire i premi relativi e il prezzo finale nella tabella “Valori PLQ e Prezzo Finale”. Sarebbe un modo per garantire una qualità superiore e un prezzo equo tramite l’indicizzazione. I caseari, pur riconoscendo le difficoltà del settore, hanno proposto una specie di accordo “lavorare meno lavorare tutti” che proprio non va giù ai produttori, sempre in allarme per le politiche aggressive effettuate dalla grande distribuzione con prezzi ribassati e qualità in alcuni casi non garantita.

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