domenica 15 marzo 2009

Provincia, una poltrona per sette

Teresa Faticoni
Sette i candidati alla presidenza della Provincia di Latina. Si vota il 6 e il 7 giugno con un presidente uscente, Armando Cusani, mai così popolare come in questo periodo, almeno a sentire i sondaggi dell’Ekma sul gradimento degli amministratori tra i cittadini amministrati. Cusani, per parlar di geografia applicata alla politica, potrebbe essere l’Oceania. Un paese tutto sommato nuovo, che ancora non ha espresso tutte le sue potenzialità, che certe volte sembra non avere niente oltre a quello che fa vedere, altre, invece, ti stupisce per quello che sa fare. Cusani l’Oceania, un mondo ancora tutto da scoprire. Che i cittadini hanno, evidentemente, voglia di continuare a sondare. Nelle scorse elezioni provinciali del 2004, quando gli era stata opposta dal centrosinistra la candidatura ritenuta forte dell’ex sindaco di Formia Sandro Bartolomeo, Cusani raccolse 39.640 con una percentuale del 59.76. Bartolomeo si fermò al 32.53 % con 21.581 voti. E in questi anni l’esponente di Forza Italia ha sempre portato avanti le sue battaglie con convinzione. Termovalorizzatore, Acqualatina, sicurezza stradale. Una idea di politica condivisibile o meno ma sicuramente riconoscibile. Dai banchi di via Costa uno dei suoi più feroci oppositori è stato Domenico Guidi, che potrebbe essere l’Europa. La vecchia Europa che sta sempre lì rassicurante, che c’è sempre nei momenti di difficoltà, ma che sa alzare la testa indignata quando le cose non vanno (vedi il deputato tedesco Schultz che se la prese con Berlusconi per la battuta sui kapò). L’Europa socialdemocratica di Spinelli e Willi Brandt. Guidi con la coriacea convinzione di dover giocarsi la sua battaglia ha spaccato il Pd. è capogruppo del partito in Provincia, perché no? Eppure l’establishment del Partito democratico ha detto un no secco. Ma non si dovevano fare le primarie per qualsiasi elezione? Questo era stato detto all’alba del nuovo partito. Poi però si sono riuniti i saggi e hanno deciso. Lui si porta in dote il sostegno di Titta Giorgi e il codazzo di Mauro Anzalone. Da parte loro quelli del Pd hanno messo in campo il meglio che avevano: Sesa Amici. la parlamentare ha deciso ancora una volta - questa pare l’unica chiave di lettura politica possibile, per non cedere alla tentazione di credere ai giochetti di potere interni al partito tra ex Ds ed ex Dl - di votarsi alla causa e spendere le sue energie per la poltrona più alta. Nelle scorse provinciali era stata candidata nel collegio 2 di Latina capoluogo portando a casa 992 voti inutili per un seggio. Sesa, veltroniana di ferro, potrebbe essere l’Africa. Il continente nero pieno di contraddizioni. Ma se Sparta piange, anche Atene non ha nulla da ridere. Perche le fratture si contano anche nel centrodestra dove Giuseppe Ciarrapico ha deciso di rompere le uova nel paniere del nascente Pdl con la candidatura opposta a Cusani di Umberto Macci, sindaco di Priverno. A sostenere la corsa del cavallino ausono anche l’onorevole azzurro Gianfranco Conte. Un braccio di ferro che si perde anche se tieni l’altra mano attaccata al tavolo, infrangendo tutte le regole del gioco. Macci, e tutta la sua allegra brigata, sono l’Antartide. Dove passano c’è solo il gelo. Nessuna passione, nessuna animosità per una idea. Macci non è uno che scalda gli animi, del resto. Conte non lo conosce quasi nessuno. Ciarrapico racconta la solita solfa da anni con un linguaggio da ventennio di borgata. Portano in giro per la provincia (prima al castello di San Martino di Fossanova, poi a Sezze e poi a Cisterna) la loro Nuova Area per il Pdl, ma gli intervenuti in ogni occasione si contano sulla punta delle dita. Ci sono, poi gli out sider, che hanno scelto la strada della contestazione. L’Italia dei valori, per esempio, in pieno delirio dipietrista, ha deciso di non allearsi con nessuno e candidare il redivivo Enzo De Amicis. Ora, a parte il fatto che anche all’interno di quel partito c’è una fronda di dissenso nei confronti del gotha, ma se si voleva dare una linea di rinnovamento, perché candidare il pluricandidato e pluritrombato De Amicis? Da apprezzare la coerenza con il potere centrale, la perfetta linearità con le scelte di Di Pietro. De Amicis è l’Asia di Taiwan e Bangkok, piena di discrasie e luci stridenti. Tenterà il colpo, in questa provincia, anche la Lega Nord. Il partito di Bossi potrebbe essere l’America del nord. Ma il condizionale è d’obbligo, per due motivi. Innanzitutto perché conferma che questa è la provincia delle stranezze. Se la Lega sta al governo con Berlusconi perché a livello locale si mette a dire peste e corna dei nazional alleati di Forza Italia e Alleanza nazionale? Ma del resto avendo concesso a Michele Forte di creare un precedente (l’Udc in parlamento è all’opposizione e in provincia in maggioranza con il centrodestra), Fazzone e company ora devono stare a sentire i colpi di tosse di tutte le pulci che alzano la voce. E poi manca, da queste parti, un vero leader che sappia trascinare le masse. Il partito, con le cose che dice, con quella vena populista potrebbe far molta presa sui cittadini. Ma sono le persone che non hanno appeal. Servirebbe un personaggio se non proprio alla Bossi, ma quanto meno un po’ carismatico. E poi c’è il nodo Sinistra tutto ancora da sciogliere. Rifondazione comunista, Comunisti italiani, Sinistra democratica, Verdi e Partito socialista si sono messi insieme in un cartello elettorale che si poneva come interlocutore privilegiato per il Pd. Ma a questo punto la scelta dei saggi di candidare Sesa Amici non può essere digerita dagli ex comunisti. Di più: Lidano Lucidi, segretario provinciale del partito socialista (che ha perso qualche pezzo importante negli ultimi mesi) aveva tentato la fuga in avanti il mese scorso annunciando il suo sostegno a Memmo Guidi qualora fosse candidato. Questa lista di partiti potrebbe essere il Sud America che ha sempre meno speranze di diventare un mondo adulto, se continua a stare appreso alle bizzarrie dei fratelli Castro e al populismo dittatoriale di Chavez. Una sola certezza c’è nel panorama provinciale: se non si crea un’alternativa non avremo mai l’alternanza, una delle basi della democrazia. Ma l’alternativa si costruisce e il centrosinistra di cose ne ha costruite poche. Se si va alle elezioni e il risultato è scontato, la gente potrebbe anche scocciarsi di andare alle urne.

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