sabato 21 marzo 2009

Per uscire dal calvario nel Pd si sceglie Amici

Alessia Tomasini

Il Partito democratico ha scelto. La lunga marcia verso le elezioni provinciali procede sotto il segno e il nome di Sesa Amici. Ieri mattina durante la direzione provinciale è passata all’unanimità, due soli astenuti, la candidatura a presidente del deputato ex Ds. L’obiettivo è cercare un rilancio del partito anche attraverso una candidatura che abbia se non il senso almeno la parvenza della novità. Ma? Di nuovi inizi di solito sono lastricate le strade che portano al declino. La compattezza che doveva caratterizzare questa tornata elettorale non c’è. Il riscatto del centrosinistra che doveva risollevare la sua sorte dopo gli scivoloni subiti, alle amministrative di Latina prima e alle politiche poco dopo, non è avvenuto. A dimostrarlo le presenze nella direzione provinciale, formata formalmente da 130 componenti, ma ridotta ad un numero di effettivi che non supera le 61 unità. Segno di una disaffezione verso le scelte e la gestione del Pd che si fa urlo quando si lasciano gli apparati e si entra nella realtà, quella rappresentata da cittadini sempre più distanti. Il centrosinistra continua a soffrire della stessa malattia da anni e mai nessuno sembra essersi preoccupato di trovare una cura. La decisione di mettere in campo una candidatura di bandiera, di non rispettare le proposte che puntavano ad una maggiore collegialità delle scelte e ad un acceso confronto interno hanno allontanato ogni propensione all’entusiasmo. La mozione di Aielli sulle primarie è stata bocciata con 48 voti contrari, 10 a favore e 3 astenuti. Il Partito democratico nel 2009 sta scontando la leggerezza del passato. La creazione di un grande partito è stata presa sotto gamba. Tutti coloro che annunciavano momenti difficili, legati alla convivenza tra Ds e Margherita, sono stati messi all’angolo come Cassandre maleauguranti. Eppure oggi il nodo è proprio questo. La selezione della classe dirigente non è avvenuta. La gestione del potere si è trasformata in una semplice suddivisione delle poltrone e il partito forte non è mai nato. Quello che doveva essere un passaggio politico si è trasformato con rapidità in un atto di fede. Manca l’identità, un progetto forte che dovrebbe avere il sostegno della classe dirigente. Di tutto questo non c’è neanche un’ipotesi. I tempi dei nuovi inizi dovrebbero essere archiviati. Si dovrebbe cominciare a guardare avanti, a costruire un percorso anche in vista delle regionali del prossimo anno che potrebbero risentire di uno scivolone di consensi in terra Latina. La crisi di convinzione ha preso il sopravvento. La nascita del tanto decantato Partito democratico è un abisso in cui la sinistra a livello elettorale continua da sempre a mantenere un piede. Il centrosinistra ha cambiato contenitore ma non contenuto. Non si è liberato del proprio limite più grande, quello di essere l’ombra di se stesso. E la scelta di porre una Sesa Amici, poco conosciuta sul territorio, comincia a dare l’impressione di essere una ricetta per fare la cioccolata ma in cui al posto del latte si usa il surrogato in polvere.

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