martedì 3 marzo 2009

Latte amaro

Teresa Faticoni

Quanto costa un litro di latte? Ieri mattina domande e risposte circolavano sula migliara 52, davanti allo storico caseificio Francia. In una stradina di campagna alla periferia di Pontinia si sono ritrovati una trentina di trattori provenienti dalla valle dell’Amaseno partiti dalle loro aziende alle 7 del mattino per protestare contro la decisione del titolare del caseificio di ritirare il latte di bufala a un prezzo che si aggira sugli 80 centesimi. Mentre, secondo gli allevatori che stavano davanti al caseificio, il prezzo reale sarebbe di un euro e 5 centesimi nella stagione invernale e di un euro e 50 nella stagione estiva. Una protesta che era stata anticipata qualche settimana fa anche dagli allevatori di mucche i quali avevano chiesto un patto sociale perché il latte vaccino veniva “svenduto” a 24 centesimi al litro, mentre in altre zone (vedi la Germania), costa anche 45 centesimi. A metà mattinata, ieri, si è anche svolto un incontro tra i titolari del caseificio, i sindaci di Amaseno, Giuliano di Roma, Villa Santo Stefano, il presidente della provincia di Frosinone Scalia, l’assessore provinciale ciociaro all’agricoltura Celletti e i titolari del caseificio che hanno esposto le loro ragioni. Hanno fatto anche la loro comparsa il sindaco di Pontinia Eligio Tombolillo e l’assessore provinciale di Latina all’agricoltura Enrico Tiero. Un incontro che non è servito a molto, se non a permettere alle parti di esporre le proprie ragioni. Ma si tratta di un muro contro muro, perché ognuno ha una serie di problemi cui far fronte. I prezzi alla produzione sono diminuiti di molto rispetto allo scorso anno. Il latte per esempio è sceso dell’8%. «Chiediamo che il latte di bufala sia venduto al prezzo giusto per i lavoro svolto con coscienza dai nostri allevatori - ha dichiarato il sindaco di Amaseno Giannantonio Boni -. Questa situazione di crisi globale si sta trasformando in una situazione svantaggiosa per gli allevatori e vantaggiosa per i caseifici. Perché non si spiega come la mozzarella nel 2008 costava di più e loro invece dichiarano di essere in perdita». «Non accettiamo una riduzione arbitraria – gli fa eco il presidente provinciale della Confederazione nazionale degli agricoltori (Cia) di Frosinone Mario Mancini – non c’è stata nessuna consultazione. La cosa grave è che gli altri trasformatori cercano di imporre lo stesso prezzo di Francia che lo ha ridotto. Ci hanno costretto a questa forma di lotta che non attuavamo da 15 anni». In sostanza gli allevatori che ieri stavano a Pontinia non sono i conferitori di Francia, ma sono andati a lamentarsi per una sorta di concorrenza sleale. Perché gli altri caseifici vorrebbero adeguarsi al prezzo di Francia. «Andremo avanti a oltranza se non si trova una soluzione», annuncia Walter Beroni di Confcooperative Lazio. La protesta, tranquilla e civile (Massimo Francia, uno dei titolari, accoglieva le donne manifestanti nella struttura per la toilette o qualche altra esigenza) è stata seguita dalle forze dell’ordine dalla mattina al pomeriggio, fino alla smobilitazione dei trattori. Nel frattempo dentro Claudio Francia cercava di spiegare le sue ragioni. «Continuiamo a ritirare il latte e a pagarlo a trenta giorni – dichiara il titolare del caseificio – nonostante abbiamo stoccati 2 milioni di euro di prodotto non trasformato congelato in una cella frigorifera che abbiamo affittato. Abbiamo mantenuto i nostri clienti, ma vendiamo molto di meno. Vogliamo continuare a ritirare il latte, e continueremo a pagarlo in pochi giorni, ma non possiamo sostenere i costi». La mazzata al settore della mozzarella di bufala è arrivata lo scorso anno con lo scandalo della diossina, quando Francia arrivò anche a produrre fino al 42% in meno. La soluzione? Si potrebbe trovare oggi in Regione dove presso l’assessorato dell’agricoltura si terrà un incontro. Francia proporrà all’amministrazione Marrazzo di concerto con quella Bassolino di comprare tutte le scorte di latte di bufala di Lazio e Campania – che saranno preventivamente trasformate in formaggio – per immetterlo nelle mense di tutti i generi. In questo modo si riaprirebbe un po’ il mercato, ingolfato di rimanenze da smaltire. Altrimenti il latte si farà amaro, più di quanto non lo sia oggi.

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