martedì 3 marzo 2009

Forte prenota Bruxelles

Alessia Tomasini

Qualcosa sta bollendo in casa Udc. L’arrendevolezza non è mai stata una delle caratteristiche del leader del partito della Vela, Michele Forte. La scelta di sostenere alle provinciali il Popolo della libertà senza colpo ferire sarebbe una non strategia che poco appartiene al dna politico di Forte. Sempre più insistente si sta facendo la voce che vorrebbe Aldo Forte, figlio di Michele e attuale capogruppo dell’Udc in consiglio regionale, pronto a correre alle europee. A sostegno di questa ipotesi la presenza e l’intervento di Aldo Forte su tutti gli argomenti, vedi il nucleare e la sanità, che si pongono come interrogativi ai cittadini. Una candidatura che si aggiungerebbe, e scontrerebbe, con quella certo oggi più accreditata di Stefano Zappalà per il resto del centrodestra formato Pdl. Ogni passaggio è legittimo ma quello che non si capisce è come una scelta del genere, per il 6 e 7 giugno, possa coniugarsi con una posizione che alle provinciali dovrebbe essere allineata e coperta sul nome e sul programma del presidente uscente Armando Cusani. A giocare a favore di questa opzione c’è anche il sondaggio della Ipr marketing, pubblicato da Repubblica.it, secondo il quale lo scenario elettorale con vista su Strasburgo sarebbe cambiato a favore dell’Udc, che rispetto alle politiche del 2008 è passato dal 5,6 all'8%, e dell’Italia dei valori, dal 4,4 all'8%, in netta ripresa sia rispetto ad un moribondo Partito democratico, che passa dal 33,2 al 22%, che di un Popolo della libertà in leggera flessione, dal 37,4 al 36%. Michele Forte sta giocando la sua partita in vista delle elezioni di giugno. Il suo partito è l’oggetto dei desideri di questa tornata pre elettorale. Il Popolo della libertà lo cerca, il Partito democratico lo brama e lui si fa semplicemente desiderare. Ormai la parola scissione, quella dal centrodestra come inteso per tradizione, sta assumendo una valenza nuova che affonda in un serpeggiare di sospetti che avvelena la politica made in Latina. Su questo sfondo la candidatura alle europee di Aldo Forte potrebbe assumere un ruolo che in molti hanno sottovalutato. L’entrata in campo di Forte nella campagna elettorale di giugno è figlia dell’Udc e di quella ricerca di autonomia che passa per la nascita non ancora ratificata di una grande costituente di centro che rappresenta una scommessa politica certo non indolore soprattutto per chi ne sta assumendo la guida. Questi passaggi in una provincia dove la tentazione di saltare sul carro del vincitore, che oggi ha il simbolo e i colori del centrodestra, potrebbe alimentare nuovi contrasti in un già debole gruppo dirigente e accentuare le tentazioni scismatiche. E’ probabile che questi siano solo gli esiti di una lunga militanza in file secondarie di un centrodestra ormai governato dalla legge dei più forti, An e Forza Italia, riportando in primo piano striscianti minacce di spaccature, musi lunghi nei singoli Comuni, caduti o in tenuta instabile, e attriti con gli alleati. L’Udc ha scelto di restare fuori dalle ammucchiate. Quelle dei simboli che compongono i due partiti nei quali si riconoscono il centrodestra e il centrosinistra. Ma? L’Udc, per quanto corteggiato, era e resta davanti al tribunale dell’inquisizione. Il motivo è semplice. Ai rappresentanti di Forza Italia e Alleanza nazionale, che hanno deciso di aderire al Popolo delle libertà sotto la guida di Fini e Berlusconi, non va giù il doppio atteggiamento del partito. Mentre qualcuno potrebbe gridare alla liberazione resta da risolvere il nodo politico. Essere chiari è cosa dovuta quando si parla del futuro dei cittadini e dello sviluppo di un territorio. Si comprende la posizione dell’Udc destinata, secondo la linea nazionale, ad andare all’opposizione, ma anche quella di chi come Forza Italia ed An stanchi di tenere accanto chi preferisce giocare su due tavoli.

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