lunedì 2 marzo 2009

Ericsson, sciopero e attività bloccate








Teresa Faticoni

Tutto bloccato per lo sciopero dei lavoratori alla Marconi Ericsson ieri mattina. Non sono state date risposte ai clienti che richiedevano supporto tecnologico – i danni li quantificherà in seguito l’azienda -; collaudatori e installatori hanno posticipato a questa mattina le partenze; la produzione non ha movimentato nessuna unità riparata; il test plant – un macchinario di 5 milioni di euro che simula i guasti prima delle riparazioni – è stato fermo. I dipendenti, tutti e 80, hanno protestato, guidati da Carlo Bruno segretario generale della Slc Cgil e dalle rsu, contro la decisione della multinazionale svedese delle telecomunicazioni di chiudere lo stabilimento di Latina e di trasferire attività e lavoratori nel sito romano dell’Anagnina. La rabbia è cresciuta anche in seguito alla decisione unilaterale di Ericsson di non prendere in considerazione le proposte dei rappresentanti dei lavoratori. Il 5 marzo, infatti, si terrà a Roma presso l’Unione industriali, un vertice nel quale si discuterà della vertenza nazionale (chiusura di siti e 300 esuberi in Italia) nella quale sarà incuneata anche quella locale. L’accordo era di rimanere a bocce ferme fino a quella data. E invece è arrivato il fax di dismissione della fabbrica. Il dubbio del sindacato, infatti, è quello che dopo i trasferimenti tra i 300 in mobilità potrebbe capitare anche qualcuno di Latina. Di più: oltre agli 80 dipendenti di cui una cinquantina sono residenti a latina e provincia, c’è tutto un organico che gira intorno alla Marconi che potrebbe subire delle ripercussioni. I dipendenti della mensa del Park hotel, che fino a oggi movimentavano una cinquantina di pasti al giorno, si ritroveranno con un impatto forte cui far fronte; 2 metronotte della Europol non dovranno più vigilare su nulla da maggio; 3 persone addette alle pulizie riposeranno in soffitta stracci e ramazze; 3 persone della manutenzione non avranno più macchinari di cui aver cura. Insomma, una fase difficile da superare, questa, soprattutto per il vuoto che si crea nel tessuto industriale pontino. Ieri mattina davanti ai cancelli del sito di via Monti Lepini c’era anche Renato Malinconico, coordinatore provinciale di Sinistra democratica, che oltre a portare la solidarietà ai lavoratori in bilico ha anche avanzato la proposta del patito. «Abbiamo chiesto alla provincia – ha detto Malinconico – di avanzare ai lavoratori in cassa integrazione le retribuzioni mensili con una semplice partita di giro dall’Inps». I sindacati si dicono pronti alla trattativa, ma anche la controparte deve esser pronta a trattare. Altrimenti si va al muro contro muro che non fa bene a nessuno.

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