mercoledì 4 marzo 2009

GAETA - La guerra delle tre gabbie

Franco Schiano
Stavamo scrivendo un commento sullo scambio di comunicati tra Balletta e Raimondi per stabilire chi è il più bello del reame rispetto al problema della delocalizzazione dei mitili del Golfo di Gaeta. Poi è arrivato un altro comunicato – quello dell'on. Aldo Forte - sempre sullo stesso argomento e francamente la guerra di cortile tra i due galletti non può che passare in secondo piano. A chi volete che interessi la stucchevole polemica tra i due, sopratutto quando sono in ballo gli interessi vitali della città, che vanno ben oltre gli steccati degli schieramenti politici. La ricerca di visibilità ad ogni costo in vista di non lontani appuntamenti elettorali – anche se legittima – non deve far premio rispetto ad una questione vitale per l'economia di Gaeta. A chi volete che importi se Raimondi avrebbe dovuto rivolgersi a gli assessori Dalia o Valentini, invece che all' on. Perilli o al Presidente Marrazzo. Quello che conta è che finalmente - anche a se un po' tardivamente - Raimondi abbia preso pesantemente posizione su questa faccenda. Ora se il Sindaco, l'Autorithy, la Regione, la ASL, alcuni esponenti autorevoli di AN /PdL remano nella stessa direzione non può che essere un segnale positivo per tutta la città. E' chiaro a tutti che quella sulla delocalizzazione è una guerra tra Formia e Gaeta. E' chiaro che si tratta di una guerra tra i porti. Il porto commerciale di Gaeta da una parte e quello turistico di Formia dall'altra. Una corsa contro il tempo, che arriva prima vive, l'altro muore. Tutto il resto sono espedienti per confondere le idee. La delocalizzazione dei mitili è ormai completata. Sono rimaste da spostare solo tre gabbie per l'acquacoltura e poi non ci sarà più nessuno ostacolo per il completamento delle banchine del porto commerciale di Gaeta i cui lavori per 26 milioni di euro sono stati già appaltati. Tre gabbie di pesci d'allevamento soltanto e poi si potrà anche pensare seriamente allo spostamento del pericoloso pontile petroli e sostituirlo con un pontile per l'attracco di navi da crociera. Il porto commerciale potrà finalmente cominciare a vivere e fiorire. I ventisei milioni di euro saranno spesi a Gaeta e non prenderanno la via di Civitavecchia. Solo tre gabbie di pesci di allevamento da spostare offshore, cioè al largo, in pochi giorni e poi tutto il ciclo cominciato nel 2006, con un protocollo d'intesa firmato da tutti, si potrà legittimamente chiudere. Non si può fermare tutto quando manca solo un piccolissimo passo per la meta finale. Ma è chiaro che su queste tre gabbie sarà concentrato tutto il fuoco di sbarramento di chi gioca un'altra partita. E Gaeta farebbe bene ad alzare il vessillo issato nella vittoriosa battaglia di Lepanto contro i Saraceni, sotto il quale tutti si dovrebbero radunare, senza steccati politici.

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