mercoledì 4 marzo 2009

Aeroporto e turismo, il grande bluff

Lidano Grassucci



Bisognerebbe avere il senso, il senso delle cose. Una volta si chiamava “buon senso”. Che è una cosa che evitava di dirla grossa di essere paradossale. A Latina, di tanto in tanto, spuntano baroni di Munchausen, quel personaggio che la sparava grossa, grossa.
“Latina ha un futuro turistico” e tu rimani a pensare: vorresti dire che uno si parte dalla Germania, dal Canada, dagli Stati Uniti, dal Giappone e, nell’unico viaggio della sua vita in Italia, non va a Roma , non va a Venezia, non va a Firenze, non va a Napoli, non va a Pompei, non va a Portofino, non va alle Cinque Terre, non va a Siena, non va a Urbino, non va alla Costiera Amalfitana, non va in Sicilia nella valle dei templi ma viene a….. alla riviera di Ulisse. Viene a vedere l’Opera Balilla o palazzo M. Non va agli Uffizi ma passa per il museo Cambellotti.
Eppure questo sento dire, e nessuno solleva un rilievo di… buon senso.
Si discute di aeroporto, senti dire che Latina avrebbe bisogno di un aeroporto e nessuno, dico nessuno, si sente in dovere di dire: “ma vogliono chiudere Linate, l’aeroporto cittadino non di Ascoli, non di Frosonone, ma di Milano il capoluogo della regione più ricca d’Europa, la capitale economica italiana e noi pensiamo all’aeroporto di Latina. Dio, il buon senso.
Roma ha bisogno di un nuovo scalo, e Alitalia taglia i voli a Fiumicino e nessuno se ne accorge. Marrazzo apre aeroporti virtuali a Viterbo, poi a Frosinone, e nessuno si accorge che con l’alta velocità ferroviaria forse neanche sarà conveniente la tratta Roma-Milano, che in treno con tre (dico tre) ore stai dal centro di Roma al centro di Milano.
Arriva qualcuno e dice: facciamolo commerciale. Bene, che commerciamo. Le mozzarelle? Che costano 3 euro al chilo, nessuno le compra più, ma che solo di trasporto aereo costerebbero tre volte. Mettiamoci i medicinali del polo farmaceutico pontino, ma nessuno dice che sono prodotti che hanno scadenze calcolate ad anni, nessuna fretta di arrivare ai mercati, e che il trasporto aereo è il più caro. Quindi, non c’è ragione economica per caricare questa roba su un aereo.
C’è un mio amico carissimo di Carpineto che a questo punto direbbe: “ma de che parlimo”.
Ecco, di cosa parliamo. Torniamo con i piedi per terra, abbiamo bisogno di strade, di energia, di fabbriche.
Sei anacronistico, ero pure anacronistico quando mi piaceva Keynes e imperversava il mercato. Le idee, l’economia non è come le scarpe che un anno vanno di moda a punta e l’anno dopo tonde. E’ studio, comprensione dei fenomeni, è buon senso.
Per favore smettetela co turismo e aeroporto, so fregnacce.

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