mercoledì 4 febbraio 2009

D'Incertopadre: «Ponti d'oro a chi investe»


Teresa Faticoni

«Incontriamo centinaia di ragazzi che ci chiedono lavoro, ma non hanno idea che ci vogliono investimenti, nel rispetto delle compatibilità, naturalmente». Salvatore D’Incertopadre, segretario generale della Cgil di Latina, è il leader che non ti aspetti. Mentre a livello nazionale Guglielmo Epifani sembra essere il signor no, lui qui a Latina è portatore di una idea nuova di fare sindacato. Per difendere il lavoro, c’è bisogno di lavoro. E il lavoro lo portano gli investimenti fatti dagli imprenditori. Un sillogismo semplice, ma rivoluzionario in un territorio che si spaventa di una nuova stradina, di un piccolo stabilimento, di un palo che va a contaminare il paesaggio. Nemmeno fossimo nella valle dei Templi ad Agrigento. Il segretario della Cgil è ospite di Lidano Grassucci a Tele Etere nella rubrica Il Fatto del giorno. È un sindacalista che racconta della sua fabbrica, di come ci voglia un’etica del lavoro, di come le famiglie siano «il welfare per i ragazzi, non li spingono a cercare lavoro». Grassucci lo provoca: «In questa provincia chi investe non viene salutato come un salvatore della patria, ma viene ostacolato». “Il capo dei lavoratori”, come lo definisce il direttore, porta un esempio lampante. Le grandi multinazionali sono sostituite dagli imprenditori locali, vedi la Scm di Claudio Meli subentrata alla Gambro nello stabilimento di via Appia. La Cgil all’epoca dell’abbandono dell’azienda di biomedicali ci ha messo la faccia: tra un progetto un po’ aleatorio come quello della B. Consulting – trasformando l’area da industriale a commerciale – e la produzione, la scelta è caduta sulla seconda, concreta ipotesi. Claudio Meli in qualche modo rappresentava una sicurezza, avendo risollevato le sorti della Paoil, ma anche perché l’industria garantisce quello che gli operai vogliono – o dovrebbero volere – e cioè lavorare. Alla Scm, oltre all’attività di trasformazione agroalimentare, è stata avviata anche una innovativa produzione di packaging per il settore farmaceutico. «Meli lo hanno fato santo?», scherza Grassucci. Le istituzioni, presenti nel momento in cui la scena era aperta e l’attenzione della società e dei mass media era altissima, sono scomparse quando s’è fatta l’ora di onorare gli impegni. Il titolare della Scm sta anticipando la cassa integrazione, procede con la reindustrializzazione, ha un piano industriale immediato e reale. I soldi della regione che fine hanno fatto? «da tempo chiediamo un incontro alla regione per sostenere questo imprenditore nella seonda fase atuativa del suo progetto industriale». Centrale turbogas ad Aprilia, centrlae a biomasse a Pontinia: tutte occasioni che non vanno perse. D’Incertopadre parla da tecnico e spiegha come il lazio non sia autonomo nella produzione di energia eletrica. Enuclea l’impossobilità di servirsi dell’eolico («semplicemente perché servono i venti che qui non abbiamo»), dell’insufficiente apporto all’industria del fotovoltaico che invece andrebbe incentivato nelle opere pubbliche. «Non abbiamo pregiudizi ideologici, prefriamo sicuramente le aree industriali», dichiara il segretario. «perché allora non fate uno sciopero alla rovescia, come quelli dei nostri avi che costruirono la strada a Roccagorga?», provoca ancora il direttore. D’Incertopadre racconta delle difficoltà di spiegare ai giovani «che sono immobilizzati» che devono prednere coscienza del proprio futuro, della frattura tra le generazioni che si è creata con l’inserimento nel mondo del lavoro della flessibilità che si è trasformata in precarietà, della gente che non scende in piazza («come quando abbiamo organizzato la manifestazione per chiedere alla Regione di portare l’aeroporto a Latina, i cittadini non si sono mossi»). Il futuro? Si gioca su due sfide. La prima, più urgente, è quella di mantenere quello che c’è, «chi investe va favorito». Ma la più importante è quella di «aprire nuove saracinesche».

Nessun commento:

Posta un commento