mercoledì 21 gennaio 2009

Renzo Lonoce, per me un maestro

Maria Corsetti

É stato uno dei primi ad incoraggiarmi a continuare sulla strada del giornalismo e questa cosa non l’ho mai dimenticata. Quando sei all’inizio, quando ti proponi in un mestiere che impari sul campo è difficile capire la direzione. Renzo Lonoce non si faceva pregare per un consiglio, era sempre pronto per una chiacchierata che era al tempo stesso una lezione. Stava seduto alla sua scrivania, lavorava sempre, non l’ho mai visto distratto. Quando capitavo nella redazione de Il Tempo passavo a salutarlo, entravo nel suo ufficio un po’ titubante: alzava gli occhi con fare severissimo, per guardare in faccia chi l’aveva disturbato e poi sorrideva, “dai siediti, raccontami come vanno le cose”. Mi chiese una foto del carosello storico di Cori: gliene portai anche una mia e fu proprio quella che andò a finire sul giornale. Mi metteva in guardia rispetto ad alcune realtà, lo faceva senza parlarne mai male. Non andava volentieri alle conferenze stampa, aveva fior di collaboratori che potevano farlo. Gli chiesi se poteva venire a una che avevo organizzato per la Federlazio, fu il primo ad arrivare. Fu una testimonianza importante per me che da poco lavoravo presso l’associazione delle piccole e medie imprese. A chi diceva che non c’è spazio nel mondo del giornalismo, a chi mi consigliava di smetterla ancora prima di iniziare dentro di me opponevo quel sorriso divertito e severo che mi faceva i complimenti per come scrivevo. Ovviamente tutto questo non era esente da critiche. Sempre costruttive, sempre sotto il segno della stima. Che mi onorava e che continua ad onorarmi. Ieri mattina ho saputo che se ne è andato. E non averlo potuto salutare per me è stato un grande dolore.

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