giovedì 15 gennaio 2009

Il foco di Zaccheo e Cusani

Lidano Grassucci


S’i fosse foco ardarei ‘l mondo, si fosse acqua i’ l’annegherei.
Partiamo da qui, da Cecco Angiolieri, dalla lingua che nasce per dire: ma cosa accade? Leggiamo di classi dirigenti delegittimate, di scontento diffuso. Poi? Il sindaco di Latina è l’ottavo sindaco per popolarità d’Italia, il presidente della Provincia ci arriva tacca tacca, come si dice dalle mie parti.
Che ci sia una delegittimazione non di chi è raccontato ma di chi racconta? Non è che noi giornalisti raccontiamo la superficie facile del mondo e non il mondo?
Zaccheo gode di una pessima pubblicistica, ma di ampi consensi.
Lo stesso vale per Cusani. Allora a chi parlano i giornali, di cosa parlano?
La vicenda dell’ex Orsal e del Consorzio di bonifica è vecchia, da pensione anche per Brunetta. Tranne per i giornali e i giornalisti che dimenticano di specificare che, nelle more, sia Riccardo Spagnolo sia Guido Maria Di Fazio sono stati rieletti dai consorziati.
Per dirla meglio: gli interessati ritengono che il presidente ed il suo vice abbiano fatto gli interessi dell’Ente.


Ho letto ieri mattina su Il Corriere della Sera un interessante articolo di Bernard Henry Levì. Racconta della differenza tra i “pro Palestina” che stanno al sicuro nelle capitali europee e i palestinesi che stanno in Palestina. Moderati i secondi quanto radicali i primi. Insomma pronti alla pugna con il sangue altrui.
Così i giornalisti nostrani diventati estremisti della morale altrui, quanto i cittadini sono pragmatico, realisti.
La realtà è più complessa dei facili giudizi dei commentatori che, al caldo delle redazioni, spiegano il freddo lungo i canali.
A Parigi sono eroi, ma muoiono quelli che stanno a Gaza. A Roma sono eroi ma sono i bimbi ebrei dei villaggi vicino a Gaza a conoscere i missili degli estremisti.
Quando chi scrive, chi si incarica di raccontare la comunità, sbaglia clamorosamente il tiro non è diverso dal chirurgo che sbaglia una operazione, da un poliziotto che eccede nell’uso della forza, da un giudice che condanna un innocente.
Il sondaggio de “Il Sole 24 ore” sul gradimento agli amministratori è uno schiaffo a tanta ipocrisia.
Magari se, come giornalisti, cominciamo a farci qualche domanda, se cominciamo a coltivare il dubbio... Mi rendo conto che diverremo liberali, ed essere liberi per se e per gli altri è fatica, ma forse diverremo più credibili.

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