sabato 14 agosto 2010

LATINA - La posta a singhiozzo in città

Teresa Faticoni
Si estendono a macchia d’olio i disagi nel recapito della posta. Dalle zone periferiche della città adesso la mancata consegna delle lettere arriva anche nelle aree centrali. La denuncia questa volta arriva dal signor Nicolino Torre, che con amarezza denuncia una vicenda di qualche giorno fa. Torre è anche un ex dipendente delle poste, avendo fatto per anni il telegrafista alle poste centrali. Un servizio che ora non esiste più. Il signor Torre abita nel quartiere R6, a ridosso del centro storico di Latina, dunque. «Non in zona rurale», dice stupito. La posta, tra via Pontinia, via Sezze, via Terracina, via Don Sturzo, arriva una volta a settimana, secondo il racconto di Torre. Poi giorni e giorni senza ricevere nulla. Preoccupato per le bollette (tanti i casi, soprattutto nei borghi, di fatture arriva molto dopo la data di scadenza con conseguente sollecito delle società di erogazione di gas, elettricità e acqua), il cittadino si è rivolto telefonicamente al cpo (centro postale operati) servizio corrispondenza. Nessuna risposta dall’altro capo del telefono. Armato di buona volontà il signor Torre è andato direttamente in via Rossetti, approfittando della passeggiata per salutare qualche vecchio collega. Lo hanno fatto gentilmente accomodare fuori, e dopo un po’ di attesa gli hanno consegnato cinque lettere. «Ma perché non me le avete portate a casa?», ha chiesto. Nessuna risposta nemmeno in questa occasione. Va bene che siamo in estate e anche i postini vanno in ferie. Va bene che i postini assunti per pochi mesi non conoscono a menadito il territorio, e qualcosa può sfuggire soprattutto con la numerazione civica che a volta difetta. Ma stiamo arrivando al ridicolo. Soprattutto quando Poste italiane, nonostante le continue, reiterate denunce dei cittadini e delle organizzazioni sindacali, si vanta del “nuovo piano di revisione complessiva dell'assetto logistico e del recapito con l’obiettivo di venire incontro alle esigenze e alle abitudini sempre più diversificate della clientela e di migliorare ulteriormente la qualità e l’efficienza del servizio in vista della completa liberalizzazione del mercato, in vigore dal 1° gennaio 2011”. Nel bilancio della società  - è una società per azioni il cui capitale è detenuto dallo Stato per il 65% e dalla Cassa depositi e prestiti per il 35% (a sua volta partecipata per il 70% dallo Stato e per il 30% da Fondazioni bancarie) - l’unica voce che è a perdere è quella del recapito. Ovvio che Poste se la vuole togliere di mezzo, anche in vista della concorrenza spietata che sta per arrivare sul mercato. Nel frattempo, però, visto potremmo essere considerati “azionisti”, non solo clienti, perché non trattarci come meritiamo?

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