lunedì 28 giugno 2010

Nucleare, il Garigliano non sia deposito nazionale

29 giugno 2010  
Raffaele Vallefuoco  
Rispettare i tempi previsti per lo smantellamento. è questo il monito  che il Comitato Antinucleare del Garigliano ha lanciato da Minturno all'indirizzo della Sogin, la società incaricata del processo di disimpegno della centrale di Sessa Aurunca. Una richiesta tanto più forte alla luce della nuova stagione nucleare aperta dal governo Berlusconi dopo gli accordi con la Francia in tema di energie. In particolare nel corso del convegno “Nucleare, pretesti civili e interessi militari” gli esponenti del Cag hanno chiesto alle istituzioni di farsi complici del rispetto dei tempi previsti per il decommissioning, la specifica attività di smantellamento della centrale del Garigliano. Ma non solo. Perché al termine della demolizione della centrale sarà necessaria un’accurata opera di bonifica di tutta l'area oltre che l'attivazione di accurate indagini epidemiologiche sulla popolazione e un monitoraggio ambientale comparativo per valutare la presenza di inquinanti radioattivi e metalli pesanti nella piana del Garigliano. «Il tutto - hanno spiegato dalla Sala Consiliare del Comune di Minturno - deve essere effettuato con trasparenza e comunicazione rivolta ai cittadini che vogliono essere parte in causa di queste, non più rinviabili, decisioni». Una volontà così netta da non lasciare spazio ad interpretazioni circa la posizione che il sodalizio ha sul tema specifico dell'energia. Un no netto al nucleare . Ma il Cag, in particolare, nasce per coordinare i gruppi antinucleari presenti sul territorio. Gli obiettivi del sodalizio, poi, sono quelli di sensibilizzare i cittadini sui rischi per la salute dell'uomo e per l'ambiente. Un secco no al quale, però, si contrappone una proposta: un sistema di produzione di energia da fonte rinnovabile, sia essa derivante da sole, vento, calore, in connessione con una rete, tipo internet, con la quale ognuno produca e riceva energia prodotta da piccoli impianti con fonti rinnovabili. Questo spiegano dal sodalizio «spianerebbe la strada ad una reale indipendenza energetica per il nostro Paese. Anche perché - hanno illustrato ai presneti nel corso dell'incontro al quale ha partecipato tra gli altri l'esperto Giulietto Chiesa - le fonti di energia rinnovabile sono presenti diffusamente sul territorio italiano ed equamente distribuite sul pianeta. Dinamica, questa, che porrebbe fine a molte guerre per il controllo delle risorse. In questo senso - continuano - ci sono perplessità sull'intenzione del governo di ridurre del 20% la tariffa incentivante rispetto all'attuale Conto Energia che consiste in una detrazione fiscale del 55%. Questa brusca riduzione non renderebbe più conveniente gli impianti e rischierebbe di paralizzare lo sviluppo del mercato verde. La centrale del Garigliano, ferma dal 1978 e inattiva dal 1982 deve essere ancora smantellata. Ogni sua parte è radioattiva e nell'area circostante è previsto un deposito “temporaneo” di scorie. Intanto la Sogin, società creata appositamente per custodire le centrali e procedere alla bonifica dei siti, non ha ancora raggiunto tali obiettivi, spendendo invece, secondo i magistrati, troppi soldi per tenere in custodia passiva le scorie e accumulando utili! La Sogin ha anche l'incarico per legge di realizzare un deposito nazionale di scorie entro il 2008, data procrastinata al 2020». Il Comitato, su questo punto specifico, ha manifestato tutta la sua contrarietà alla realizzazione di un deposito nazionale  presso il sito del Garigliano, perché «il terreno è di tipo alluvionale e a rischio esondazioni. Si tratta anche si una zona sismica di seconda categoria». Non quindi semplicemente un “Not in my garden”, o un niet mosso da paura e diffidenza, ma. Piuttosto la consapevolezza dell’inopportunità di un deposito, alla luce dei rischi sanitari che ne deriverebbero. In un territorio, tra l’altro, che ha già scontato e sconta tutt’ora l’onere di una centrale nucelare. 

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