lunedì 24 agosto 2009

L'ARCINORMALE - La nuova Italia di Zaia

 
Lidano Grassucci
Le università italiane si lamentano: gli aspiranti dottori non sanno leggere e scrivere. E ieri era tutta una meraviglia nei Tg nazionali e non solo. Perché tanta meraviglia? Ma a cosa serve sapere? A cosa serve studiare? Diventi deputato o senatore se sei nelle grazie di qualche capo, non devi sapere devi avere le giuste aderenze. E in parlamento mandiamo 1000 signor nessuno, nella maggior parte dei casi, che hanno, però le amicizie giuste. L’università? Le scuole? A che servono. In televisione non ci sono più giornalisti, ma belle (e belli) reggitori di microfono. Nessuna domanda critica, mai. Del resto i servizi sono: quanto fa caldo, con dissertazioni sul caldo effettivo (quello che misura il termometro) e quello percepito (che non si misura e possiamo dire ciò che vogliamo).
Bossi, tra le tante sciocchezze che fa passare per vere, ha proposto le gabbie salariali. Salari differenziati a secondo del posto geografico dove lavori. Per dirla in altri termini il sudore ad Agrate Brianza vale di più di quello di Gela. Come se nei due posti ci fossero uomini differenti. Nessun giornalista ricorda che in Italia questa barbarie c’è stata fino al ’69 e allora il nordest era terra di emigranti, con i salari da fame. Con l’abolizione delle gabbie salariali tutta l’Italia è cresciuta e il nordest, dove Bossi lo votano, anche di più. Ma i colleghi non possono chiedere, perché non lo sanno. Il ministro Luca Zaia ieri ha detto pubblicamente che “i respingimenti sono un atto di civiltà”. Il ministro è leghista e veneto e non ricorda di quando erano i veneti a sbarcare, senza permesso ma con tanta fame, in Argentina, in Venezuela. Ad andare dalle montagne del veneto su verso l’Austria o la Svizzera a fare gelati e dall’altra parte trovavano cartelli con la scritta: “vietato ai cani e agli italiani”. E gli svizzeri, gli austriaci non facevano differenze se eri italiano di Bergamo, di Treviso o di Trapani. Eri peggio del cane.
In America discutevano all’inizio del secolo scorso se gli italiani erano bianchi o neri. Passò l’argomento che erano neri e pure fatti male come neri.
Era civiltà pure quella ministro Zaia? Il suo Veneto era cosi povero che emigrarono qui da noi in Agro Pontino, non accadde il contrario, e nessuno (dico nessuno) pensò di respingerli. Sono figlio di quel mancato respingimento visto che mio padre setino senza nessun miscuglio sposò mia madre che veniva da Piazzola sul Brenta. E tra loro contò tanto l’avvenenza che l’uno riscontrava nell’altra e poco, o niente, l’origine regionale. Chi lo dice a Zaia? Chi lo sa.
Zaia, sta in formissima, dice che nelle maglie delle squadre di calcio bisogna mettere il simbolo della regione. Lo sa Zaia che l’Inter è l’abbreviativo di “internazionale”, che è nata per una Milano che si pensava città del mondo e non capitale delle Brianza? Lo sa che prima di lui un altro governo intervenne sulle squadre di calcio, il governo del maestro di Predappio che impose all’Inter di cambiar nome. Era romagnolo il dittatore a Bologna stava all’estero, e impose all’Inter il nome di Ambrosiana. Trasformando un club che guardava al mondo in una società di quartiere. L’Italia passò i guai suoi per questa storia, internazionale era un nome troppo, troppo socialista per il rinnegato Mussolini (fu direttore dell’Avanti).
Ma chi lo contesta a Zaia, non sapendo?
Il nostro, sempre Zaia, dice che a Rai tre debbono usare il dialetto. Ecco che dialetto. I miei nonni Bergamin erano di Piazzola sul Brenta in Agro pontino stavano a Santa Fecitola podere 1071, parlavano veneto, ma per farsi capire dai Gasperin (podere 1072) dovevano parlare in italiano perché quelli erano friulani. Distanza una scolina. Zaia come li facciamo parlare quelli di Rai tre?
Sono nato a Sezze e non capisco quelli che parlano la lingua dei Colli e di Suso, linea d’aria 100 metri, ma un altro pianeta linguistico. Per capirci come parliamo corese?
Zaia al G8 ha sostenuto che la fame nel mondo è una priorità. Certo, ma come si concilia con il fatto che lui da ministro propone che ciascuno mangi il suo, i chilometri zero? Senza scambio come trasferire beni da chi ha a chi ha bisogno? E come fanno a svilupparsi le agricolture dei paese poveri se il commercio è escluso e gli europei non fanno entrare nel loro mercato i prodotti del terzo mondo? Tengono artatamente alti i prezzi per mantenere gli agricoltori ricchi, impedendo a quelli poveri di poter migliorare la loro condizione?
Per far domande bisogna sapere. Ma chi sa più? Basta essere carini.
L’università? Inutile perdita di tempo.
Risultato? Zaia fa il ministro e Bossi comanda. Se vi piace, benvenuti nella nuova Italia.

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