giovedì 26 marzo 2009

SINDACALE - Regina: lotta senza confine

Teresa Faticoni
Da questa mattina sarà assemblea permanente alla Regina catene calibrate. I sindacati hanno scelto la via della lotta senza confine contro i 18 licenziamenti dichiarati dall’azienda di via Monti Lepini. Dopo la fumata nera registrata in Regione Lazio ci si interroga sul futuro non solo dei 18 per cui è aperta la procedura di mobilità, ma sul sito produttivo nella sua interezza. A Roma l’azienda, nell’ultima possibilità di concertazione, ha inviato il suo consulente, Radaelli, il quale – dopo continue interruzioni per comunicare telefonicamente con la proprietà - ha detto no alla proposta di Pierino Ricci, della Fiom Cgil, Roberto Caccavello e Luigi Ippoliti della Uilm Uil di trasformare la mobilità in un anno di cassa integrazione. In questo anno si sarebbero potute verificare le condizioni per un eventuale rientro in fabbrica dei 18. La cassa integrazione è uno strumento disponibile, perché non approfittarne? Sulla vertenza erano stati coinvolti anche il prefetto di Latina Bruno Frattasi e il sindaco Vincenzo Zaccheo – il quale aveva rimesso in discussione anche i 3.000 metri quadri di volumetrie concesse l’anno scorso alla regina con una variante urbanistica per un magazzino all’epoca ritenuto necessario dalla società per implementare la produzione - che avevano sostenuto l’alzata di scudi contro le decisioni unilaterali della società. Ieri si sono svolte in fabbrica le assemblee sindacali durante le quali i sindacalisti hanno spiegato ai lavoratori le rigidità assunte dall’azienda durante la trattativa. La proposta di riunirsi in assemblea permanente è passata con il pieno sostegno dei dipendenti. Le preoccupazioni, infatti, riguardano la mancanza di chiarezza sul piano industriale del gruppo. In questi giorni sono in scadenza sette contratti a tempo determinato – proprio ieri un lavoratore è stato mandato a casa – che non verranno rinnovati. Su un organico di 86 dipendenti, quindi, 25 vengono mandati via. Una riduzione di circa il 40% della forza lavoro che non fa sperare niente di buono. Soprattutto alla luce del fatto che le commesse non mancano. L’assemblea permanente è un modo per costringere la proprietà – assente durante tutti gli incontri – a scendere a Latina e dichiarare le proprie intenzioni.

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