lunedì 29 dicembre 2008

Brutti ma buoni

Lidano Grassucci

Mi piacciono le classifiche, i numeri, i pesi. Mi piace il confronto, mi piace vedere il mondo lontano confrontato con il mio vicino. I numeri sono il modo con cui misurare il mondo, sono l’unico artificio del genio che nulla ha a che vedere con il vero e per questo sono la cosa più vera che c’è. I romani non capivano lo zero e forse questo causò la loro fine, non concepivano il niente. Per loro ogni cosa era qualche cosa e tutto partiva da uno.
Ora quelli de Il Sole 24 ore dicono che Latina è un posto brutto, tra le province italiane (che sono 103) noi siamo gli 80esimi, quindi in 79 province italiane vivono meglio che da noi.
Sarà? Ma poi leggo che siamo quinti in assoluto per capacità di attrarre nuovi cittadini.
Come dire: saremo pure brutti ma piacciamo. Siamo come quelle signore che a vederle non ci dai una lira, ma poi acchiappano.
Di tutte le classifiche questa mi pare la più significativa. Perché vengono qui? Perché la vita di provincia è meglio, perché le strade sono larghe, perché parcheggi al massimo a 200 metri dall’obiettivo, perché la gente per strada si saluta. Perché il sindaco è uno di noi e non è distante dai cittadini quanto il presidente del Burundi.
Poi ci penso, prima è Aosta. E’una città di 34 mila abitanti, in una provincia di 125 mila. Fa freddo. Mi ricordo una volta che sono andato lì da turista, entro in albergo. Un piccolo albergo di quelli di montagna, l’a,albergatore era un omone con la barba ed il maglione pesante (ed era di maggio). Era assorto, pensava a se, ai casi suoi, lavorava con cortesia ma senza trasporto.
Ci chiede i documenti per registrare la nostra presenza. Allungo la mia cartà d’indentità.
Il cristiano legge il frontespizio dove c’è il nome del comune di residenza. Si ferma, lo guarda bene e sbotta con un sorriso a 32 dente: “Venite da Latina”. Con tono alto, si trasforma diventa un uomo felice: “Io vado in vacanza a Terracina, c’è la fettuccia, c’è il sole. Mi sono rotto le palle di stare qui, tra poco vado in pensione mi vendo tutto e mi compero casa da voi. Sole, mare e strade dritte. Basta co ste montagne”.
Era la seconda volta che ,mi capitava di capire quanto si stava bene a casa mia, tra la mia gente. A Cesena sulla E8 mi fermano i carabinieri. Viaggiavo su un Bedford male in arnese e pieno di roba. I carabinieri sono gente seria, l’appuntato ci fa osservare che avevamo commesso almeno 20 infrazioni. Noi potevamo appellarci solo al loro cuore tenero.
Ma il cuore tenero non è una virtù di cui sian pieni i carabinieri come dice De Andre. L’appuntato porta tutti i nostri guai al maresciallo che lì comandava. Aveva un aria dura, il maresciallo. Ci sentivamo come un condannato reo confesso alla vigilia della sentenza. Il maresciallo prende i documenti legge, sgrana gli occhi, e ci viene incontro a braccia aperte: “Siete di Sezze?”. Noi “Sì”, e lui “So di Priverno, tra due giorni torno pure io a casa. Andate ci vediamo da noi, non ce la faccio più a sta qua”.
Saremo pure 80esimi…
Ps: sei nazionalista? Come diceva il padre di Damiano: “Qua stamo a fior d’Abramo, non ci so terremoti, inondazioni e, in fondo, la gente n’è cattiva”.

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