martedì 17 agosto 2010

L'ARCINORMALE - Tracce di scissione


 Lidano Grassucci
 Le file si assottigliano. Ricordo all’hotel Europa lo schieramento di Zaccheo, pareva una parata di quando c’era lui. Uomini che in petto in fuori che annunciavano la “conquista dell’impero”. Salvo scoprire, quando la guerra è scoppiata per davvero, che non c’era benzina, che i radar ce li avevano gli altri e che le baionette non erano 8 milioni e gli altri tenevano i carri armati.
Mica le cose capitano per caso, se da lì vieni da lì prendi vizi e virtù.
 Poi le file hanno cominciato ad assottigliarsi. Cesare Bruni è passato con la Destra, e come dargli torto, lui è per una opposizione politica non personalistica. Più vicino a Finestra ed alla sua storia personale che al futuro onirico di Zaccheo. Prevedibile, certo. Poi ad andar via è stato Salvatore De Monaco, è andato ad occupare la casella di Futuro e Libertà. Non so se lo ha fatto in accordo con Zaccheo o in autonomia, sta di fatto che lui ha fatto tana per primo ed adesso è lui a stabilire se “liberare tutti” o solo alcuni. Zaccheo se arriverà sarà secondo.
Galardo? E’ democristiano, può fare tutti i voli pindarici che vuole ma in un partito di ex fascisti, anche se parecchio ripuliti, lui non ci può certo stare. Era moroteo, guardava a sinistra. Adesso può pure guardare Berlusconi, ma il moralismo di Fini proprio no. Bruno Creo c’era all’Hotel Europa ma se ne era già andato, era come un pesce rosso in una vasca con gli squali. Li guardava i commensali con stupore e mentre si schierava pensava ad andar via, credo che non abbia aspettato neanche di abbandonare la sala per “uscire” e si è sentito anche liberato. Pure lui è un pragmatico democristiano e non un sognatore reduce. Galetto è riconoscente, ma la riconoscenza non è una categoria della politica ed i secondi sono storicamente i meno affidabili a sostenere le cause dei primi decaduti. Perché Stefano Galetto è il più interessato alla caduta del capo, perché se si ridimensiona il capo è lui. E neanche alla passatella è bello fare il sotto. Ultimo ad andar via è stato Gianni Chiarato, in odor di assessorato promesso e mai dato (Ma su questo anche Maietta può accampare qualcosa), ha avuto la pazienza di Giobbe, ma anche lui ora è sbottato ed ha dichiarato di restare nel Pdl.
Restano Maietta e Gioia, il primo fedele per mancanza di spazi di manovra, il secondo per amicizia personale. A questi si aggiungono i pentiti: quelli che Zaccheo non lo hanno votato alle elezioni comunali ma che si sono innamorati per strada, quelli della cotta facile. Aielli che alle amministrative portava Mansutti, Messina, anche lui mansuttiano, e Anzalone ipersinistro oggi emulo di Nicola Bombacci (quello che ha fondato il Pci, rivoluzionario di ferro che passa con un Mussolini tornato repubblicano e decadente). Ci sono anche i Cirillini pentiti Di Fazio e Olimpieri, ma loro alle comunali volevano sindaco Cirilli e non Zaccheo. Hanno già cambiato una volta…
Poi c’è Guercio che, oggettivamente, è l’unico capace di tener testa al capo e giocatore di una partita ardita ma sua. Insomma l’armata è diventata un reggimento da retrovie con truppe spesso raccolte lungo la strada e qualche fedelissimo. Contiamo anche Marcheselli e Rosolini la cui fedeltà non è proporzionale ai voti, devotissimi ma con appeal elettorale vicino a niente. Tutto qui.
Zaccheo contava su Nuova Area, ma già gli uomini di Loffredo sono diventati meno entusiasti di giocare una partita che è di altri, Conte deve fare i conti con le politiche ormai prossime venture e non è in condizioni di rischiare. E siamo ad agosto, ad ottobre credo che l’opzione zaccheiana sarà registrata come l’albumina nell’analisi delle urine, con la parola tracce.
Del resto davanti ad Aracri sono andati via Guercio e Marcheselli, gli altri sono rimasti al loro posto.

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