Elena Ganelli
Chi sono e che tipo di occupazione riescono a trovare gli immigrati che si stabiliscono in provincia di Latina? E’ quanto ha cercato di capire il rapporto di ricerca realizzato nell’ambito del “Progetto Stima”, il sistema territoriale di inclusione, mediazione e accoglienza che sarà presentato domani a partire dalle 9 presso l’auditorium della scuola media “Volta” di Latina che è stata anche il partner capofila del lavoro.
La ricerca ha quindi identificato gli aspetti occupazionali degli immigrati sul nostro territorio consentendo di dargli una esatta dimensione con uno specifico riferimento ai singoli settori produttivi nei quali tali lavoratori sono inseriti. L’universo preso in esame comprende circa 26mila lavoratori stranieri con regolare permesso di soggiorno nell’intera provincia pontina: un dato che pone Latina al secondo posto dopo Roma tra le province del Lazio per numero di presenze straniere. Ed è anche quella dove si registrano i maggiori incrementi di tali presenze: + 229% tra il 2001 e il 2009, + 30,2% tra il 2008 e il 2009 . I dati rivelano inoltre che l’83% di questi stranieri ha un’occupazione a fronte di un dato nazionale che si ferma invece al 77%.
L’identikit che emerge è quello di persone che hanno mediamente 35 anni e vivono in Italia da un periodo superiore ai cinque anni: la ricerca ha preso in esame i nuclei familiari scoprendo che i componenti della coppia hanno almeno un lavoro salariato, una famiglia, vogliono restare a vivere nel nostro paese ma si pongono come obiettivo quello di acquistare una casa nel loro paese di origine. Di solito l’uomo lavora nell’agricoltura oppure nell’edilizia o ancora nel commercio mentre la donna ha un impiego come assistente familiare o come collaboratrice domestica e solitamente ha un livello di istruzione superiore: lei parla tre lingue, lui quattro ed utilizzano entrambi le moderne tecnologie come internet, Skype, posta elettronica e webcam pur avendo occupazioni decisamente poco qualificate.
Per quanto riguarda la nazionalità i rumeni rappresentano il 47,3% del totale, i polacchi il 4,5%. Molti arrivano invece dall’Albania, dall’India, dall’Ucraina e dal Maghreb: complessivamente si contano 113 diverse nazionalità che fanno della nostra provincia un esempio concreto di multietnicità. La ricerca scende anche nel particolare spiegando che gli stranieri presi in esame lavorano dalle 10 alle 12 ore al giorno, guadagnano tra i 500 e i 900 euro al mese, parte dei quale vengono inviati ai familiari rimasti nel paese di origine. Il sogno di tutti è quello di riuscire ad avviare una propria attività indipendente, mettersi in proprio insomma, e qualcuno ci è davvero riuscito: si tratta per lo più di cinesi, indiani, rumeni e ucraini. Gli stranieri rappre sentano insomma una realtà che non può non essere presa in considerazione sia dal punto di vista economico che sociale. «In una società bloccata come quella italiana, in un paese “congelato” dove non nascono più i bambini - si legge nella ricerca Stima - dove sistema educativo e meccanismi di ingresso nel mondo del lavoro irrigidiscono la scala sociale, dove la bassa mobilità sociale e salariale comprime merito ed impegno, i lavoratori stranieri e gli immigrati rappresentano una grande risorsa di mobilità sia geografica che professionale oltre che di cambiamento sociale». Il mondo di oggi già parla lingue diverse e anche quello del lavoro non può fare altro che adeguarsi ad una società che cambia continuamente volto, colore e linguaggio. E’ l’integrazione nel suo aspetto concreto, quella che non si può fermare.
La ricerca ha quindi identificato gli aspetti occupazionali degli immigrati sul nostro territorio consentendo di dargli una esatta dimensione con uno specifico riferimento ai singoli settori produttivi nei quali tali lavoratori sono inseriti. L’universo preso in esame comprende circa 26mila lavoratori stranieri con regolare permesso di soggiorno nell’intera provincia pontina: un dato che pone Latina al secondo posto dopo Roma tra le province del Lazio per numero di presenze straniere. Ed è anche quella dove si registrano i maggiori incrementi di tali presenze: + 229% tra il 2001 e il 2009, + 30,2% tra il 2008 e il 2009 . I dati rivelano inoltre che l’83% di questi stranieri ha un’occupazione a fronte di un dato nazionale che si ferma invece al 77%.
L’identikit che emerge è quello di persone che hanno mediamente 35 anni e vivono in Italia da un periodo superiore ai cinque anni: la ricerca ha preso in esame i nuclei familiari scoprendo che i componenti della coppia hanno almeno un lavoro salariato, una famiglia, vogliono restare a vivere nel nostro paese ma si pongono come obiettivo quello di acquistare una casa nel loro paese di origine. Di solito l’uomo lavora nell’agricoltura oppure nell’edilizia o ancora nel commercio mentre la donna ha un impiego come assistente familiare o come collaboratrice domestica e solitamente ha un livello di istruzione superiore: lei parla tre lingue, lui quattro ed utilizzano entrambi le moderne tecnologie come internet, Skype, posta elettronica e webcam pur avendo occupazioni decisamente poco qualificate.
Per quanto riguarda la nazionalità i rumeni rappresentano il 47,3% del totale, i polacchi il 4,5%. Molti arrivano invece dall’Albania, dall’India, dall’Ucraina e dal Maghreb: complessivamente si contano 113 diverse nazionalità che fanno della nostra provincia un esempio concreto di multietnicità. La ricerca scende anche nel particolare spiegando che gli stranieri presi in esame lavorano dalle 10 alle 12 ore al giorno, guadagnano tra i 500 e i 900 euro al mese, parte dei quale vengono inviati ai familiari rimasti nel paese di origine. Il sogno di tutti è quello di riuscire ad avviare una propria attività indipendente, mettersi in proprio insomma, e qualcuno ci è davvero riuscito: si tratta per lo più di cinesi, indiani, rumeni e ucraini. Gli stranieri rappre sentano insomma una realtà che non può non essere presa in considerazione sia dal punto di vista economico che sociale. «In una società bloccata come quella italiana, in un paese “congelato” dove non nascono più i bambini - si legge nella ricerca Stima - dove sistema educativo e meccanismi di ingresso nel mondo del lavoro irrigidiscono la scala sociale, dove la bassa mobilità sociale e salariale comprime merito ed impegno, i lavoratori stranieri e gli immigrati rappresentano una grande risorsa di mobilità sia geografica che professionale oltre che di cambiamento sociale». Il mondo di oggi già parla lingue diverse e anche quello del lavoro non può fare altro che adeguarsi ad una società che cambia continuamente volto, colore e linguaggio. E’ l’integrazione nel suo aspetto concreto, quella che non si può fermare.
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