Lidano Grassucci
Quando gli imperi finiscono non lo fanno di botto, ma arrivano al botto quasi senza accorgersene, con la dolcezza dei fatti che sembravano non dover finir mai. L’ultimo periodo di Zaccheo è stato una Bisanzio in cui i fasti della corte erano sottili, financo fascinanti. Per questo al cunsulo del Grassi erano in tanti ad esprimere nostalgia, a parlare in latino e in greco quando in città si parla da tempo in alemanno ed in goto.
Ieri il commissario di governo ha chiuso l’Intermodale. Prima aveva fatto la stessa cosa con la Fondazione e poi sta provvedendo a chiudere anche con l’ex segretario generale. La città era cambiata da tempo ma i fasti municipali non se n’erano accorti.
Strideva venerdì scorso la scena delle auto parcheggiate davanti al Grassi (lì dove neanche si doveva), quei Suv che danno il segno delle ricchezze e del potere consolidato negli ultimi 17 anni mentre la città continuava nel suo percorso normale. Stridevano le lacrime dei Bizantini dinnanzi alla forza, all’energia e la vita dei cittadini normali che di corti, di fasti, di sogni imperiali non sanno che farsene e vorrebbero soltanto una città normale. Non una scatola magica da cui estrarre il prossimo sogno ma un condominio civile dove ciascuno possa esprimere al meglio le proprie potenzialità.
Ieri la chiusura dell’Intermodale è stato un simbolo, il simbolo della fine, certo ingloriosa, del sogno di Finestra per mano di Tana con l’avallo politico di Zaccheo. Va ricordato quel sogno: avremmo dovuto avere a oggi una banca locale, invece abbiamo uno sportello del Credito Emiliano; dovevamo avere un Intermodale, invece abbiamo debiti e una spianata di asfalto vuoto; avremmo dovuto avere un parco tematico e invece non abbiamo né un parco né un tema. Dovevamo correre in metropolitana e invece abbiamo i vecchi pullman democristiani che vanno su e giù per Via Epitaffio. Dovevamo avere una società che gestiva i rifiuti, la Latina Ambiente, in grado di far concorrenza a livello planetario nella raccolta e gestione dei rifiuti, invece abbiamo i netturbini di ieri con in più tanti debiti. Dovevamo avere un porto e invece non abbiamo neanche un’idea di dove mettere le nostre barche.
E Zaccheo al Grassi si domandava perché la sua amministrazione è caduta anzitempo? La risposta è in gran parte in questo elenco e ho taciuto dello scandalo delle terme, della vocazione turistica del litorale e delle politiche immobiliari del comune. Perché qualcuno ci dovrà dire l’utilità dell’acquisto dell’Icos, del garage Ruspi, dei magazzini dell’ex Consorzio Agrario e nello stesso tempo le ragioni per cui gli uffici comunali sono collocati in affitto in edifici privati.
La fortuna, sempre per citare Machiavelli, te la devi creare, non capita per caso. Allo stesso modo la sfortuna, la sventura è causa dello sventurato che non si può tirar fuori dalla sua responsabilità. Il comunismo non è finito perché è crollato un muro per via della cattiva qualità del cemento ma perché erano finiti i sogni che lo avevano alimentato. La caduta del muro di Berlino è un simbolo. Striscia la Notizia è un simbolo. Entrambi simboli hanno fatto cadere sistemi politici, con tutte le dovute differenze, ormai consunti e decotti.
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