Lidano Grassucci
Senza Re, senza padroni e senza Cristi. Sono cresciuto così, un po’ ci sono anche diventato per troppi Cristi. Oggi è la festa della Repubblica, la cosa di tutti che è diverso dalla “cosa di nessuno” che sembra essere diventata.
Etica repubblicana è l’idea di “servire per libera scelta”, che è una contraddizione, ma è la virtu’ civile piu’ alta. Vi ricordate Mazzini, quello con la barba che stava nei libri di storia, quello della Giovane Italia. Quel genovese che pensava repubblicano e rivoluzionario quando c’erano stranieri e re. “Una, libera, indipendente e repubblicana”, chi lo insegna piu’?
Chi racconta di quella utopia genovese che da una terra stretta tra montagna e mare pensava alla nazione oltre i monti e lungo il mare. Genova, la stessa terra di Mameli quello dell’inno morto per difendere la repubblica romana da stranieri e preti, aveva 22 anni.
Ecco, sono repubblicano per questa roba qua, perché non ammetto che esista un altro meglio di me per sangue o perché unto dal Signore. Sono repubblicano perché nato eguale per avere eguali opportunità, poi differente per merito e virtu’. Sono repubblicano perché sono figlio di gente che non abbassava mai lo sguardo, che aveva il coltello per riparare torti e non piangeva mai.
Sono repubblicano come Armellini e Saffi, e italiano come Monti e Tognetti (chi li ricorda i morti per mano pretigna nella Roma nera che stava per morire ma non aveva pietà per i liberi). Ecco perché oggi è festa, è festa perché da una dittatura ignobile e da una monarchia vile è nata una speranza, una speranza che è come una bella donna che amanti ingrati danno per scontata.
Senza Re, senza padroni e senza Cristi. Sono cresciuto così, un po’ ci sono anche diventato per troppi Cristi. Oggi è la festa della Repubblica, la cosa di tutti che è diverso dalla “cosa di nessuno” che sembra essere diventata.
Etica repubblicana è l’idea di “servire per libera scelta”, che è una contraddizione, ma è la virtu’ civile piu’ alta. Vi ricordate Mazzini, quello con la barba che stava nei libri di storia, quello della Giovane Italia. Quel genovese che pensava repubblicano e rivoluzionario quando c’erano stranieri e re. “Una, libera, indipendente e repubblicana”, chi lo insegna piu’?
Chi racconta di quella utopia genovese che da una terra stretta tra montagna e mare pensava alla nazione oltre i monti e lungo il mare. Genova, la stessa terra di Mameli quello dell’inno morto per difendere la repubblica romana da stranieri e preti, aveva 22 anni.
Ecco, sono repubblicano per questa roba qua, perché non ammetto che esista un altro meglio di me per sangue o perché unto dal Signore. Sono repubblicano perché nato eguale per avere eguali opportunità, poi differente per merito e virtu’. Sono repubblicano perché sono figlio di gente che non abbassava mai lo sguardo, che aveva il coltello per riparare torti e non piangeva mai.
Sono repubblicano come Armellini e Saffi, e italiano come Monti e Tognetti (chi li ricorda i morti per mano pretigna nella Roma nera che stava per morire ma non aveva pietà per i liberi). Ecco perché oggi è festa, è festa perché da una dittatura ignobile e da una monarchia vile è nata una speranza, una speranza che è come una bella donna che amanti ingrati danno per scontata.
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