domenica 28 marzo 2010

LE SCAMPAGNATE – La politica pontina (e non solo) vista da ‘no lavannaro -CONSIGLIO REGIONALE, VARIABILE IL NUMERO DEI SEGGI


Roberto Campagna
Il Consiglio regionale del Lazio è come l’elastico delle mutande che si allarga o si restringe a seconda di quanto uno mangia. Perché? Ma perché, come ha scritto Roberto D’Alimonte sul Sole 24 Ore del 6 marzo 2010, i suoi seggi potrebbero lievitare. Nonostante il numero sia fissato in base alla popolazione: 70 membri, di cui 56 eletti proporzionalmente nelle circoscrizioni provinciali e i restanti 14 eletti, insieme al presidente, con il maggioritario attraverso le liste regionali. E nel caso portato ad esempio da D’Alimonte, arriverebbero a 98 unità se la Polverini venisse eletta con il 47% e le liste che la sostengono prendessero il 30%. Da sottolineare che questo potrebbe accadere sempre e  non perché la lista del Pdl è stata esclusa nella circoscrizione provinciale di Roma. Certo, è più facile che capiti adesso con tale estromissione. Ma poteva avvenire anche in passato, come potrebbe succedere in futuro. E con percentuali diverse, che, secondo la loro entità, determinerebbero lievitazioni del Consiglio regionale altrettanto diverse. Due esempi, dello stesso tenore di quello dell’esperto del Sole 24 Ore. Il primo. Lasciando  la vittoria con il 47% alla Poverini, ma modificando la percentuale delle liste che la sostengono (35 anziché 30%), l’ex segretaria dell’Ugl conquisterebbe 54 seggi: i 14 della sua lista (che scattano ogniqualvolta il presidente viene eletto con una percentuale inferiore al 50%), i 20 delle liste sostenitrici e i 20 della quota aggiuntiva che la legge 108 del 1968 assegna per permettere al vincitore di raggiungere il 60% del totale dei seggi del consiglio. Alle opposizioni, invece, andrebbero 36 seggi. Totale seggi del consiglio regionale: 90. Questo il secondo esempio: cambiando anche la percentuale della vittoria della Polverini, 39 anziché 47%, il totale dei seggi del Consiglio diminuirebbe: da 90 a 82. Ma resterebbe sempre maggiore dei 70 fissati dalla legge regionale 2 del 2005. In questo caso, la maggioranza sarebbe formata da 46 consiglieri (i 14 del listino, i 20 conquistati dalle liste nel proporzionale e i 12 della quota aggiuntiva che la stessa legge 108 assegna per permettere al vincitore di raggiungere il 55% del totale dei seggi in Consiglio). Insomma, la legge attribuisce al presidente eletto il 60% dei seggi quando ottiene una percentuale pari o superiore al 40% e il 55% se conquista una percentuale inferiore al 40%. Anche nel secondo caso, alle minoranze verrebbero assegnati 36 seggi. Ecco, proprio per non danneggiarle, per non togliere loro i seggi conquistati sul campo, che il legislatore ha disposto che i 70 seggi fissati per il Consiglio regionale (anche per altre regioni è così) possono aumentare “in misura pari all’ulteriore quota di seggi assegnati”. In definitiva, per garantire la governabilità, che non sempre sarebbe assicurata perché convivono malamente i due sistemi elettorali (il maggioritario, appunto, per la lista regionale e il proporzionale per le liste circoscrizionali provinciali) ha messo l’elastico al Consiglio regionale.                  

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