Fabrizio Bellini
Mah! Beato chi si orienta. Più leggiamo i giornali e più la confusione aumenta. Siamo nel caos più assoluto. Scandali di ogni genere e tipo infiammano le cronache quotidiane e non si sa più quali seguire. L’Oscar ce l’hanno gli scandali sessuali seguiti a breve distanza da quelli economici. Per quelli politici c’è una sezione a parte sotto la voce, comiche. A volte si avvinghiano in modo così intimo che non si capisce a quale si adatti meglio il verbo fottere. Ormai sono in parecchi che rubano fottendo gli altri e mentre fottono fregano quelli che scalpitano per andare a fottere. E così via.
Archiviato il caso D’Addario, con buona pace del cavo cavernoso del Cavaliere, si è passati dalle divagazioni sodomite di Marrazzo alle riflessioni imbarazzanti sulla cervicale di Bertolaso. L’ultimo approdo è, stando a Repubblica, quello delle ascetiche contemplazioni dei seminaristi di padre Mike da parte dell’integerrimo Angelo Balducci. E così passando da una Patrizia a una Brenda attraverso una Nicole e un duemetrista di “novantasette chili completamente attivo”, ci siamo trovati tra i piedi l’ultima trombata, quella delle liste elettorali. Comunque, tanto per rimanere in tema, un gran casino. Tutti ne parlano ma quasi nessuno sa quello che dice. Chi vuole vincere a tavolino e chi invoca la democrazia sostanziale. Chi parla di complotti e chi di panini al prosciutto. Manca solo un decreto sulle crisi prostatiche e siamo a posto. Si dicono talmente tante fesserie che alla fine anche i magistrati si confondono. Piermaria Piacentini, Presidente del Tar lombardo, dichiara: “…il mio ruolo deve essere imparziale”. Dottore, le persone normali pensano che i giudici siano sempre imparziali. Non serve precisarlo. E allora, perché lo fa? Chi ne dubita? O è lei, Presidente, che dubita che la gente dubiti? La Russa sostiene che la non riammissione della lista del Lazio (quella di Formigoni ha vinto di suo) sarebbe un “vulnus democratico”. A parte il fatto che il termine “vulnus” nei falansteri romani lo conoscono in quattro e per esempio, nel mio piccolo, ho dovuto spiegarne il significato a qualche mio collaboratore agricolo, il non aver presentato in tempo i documenti, cos’è? Un “vulnus” cerebrale? E se a svolgere un compito così importante ci si mandano due cerebrolesi, chi li ha incaricati, cos’è? Un deficiente? E se cerebrolesi e deficienti stanno nello stesso partito e svolgono compiti delicatissimi, chi mi chiede di fare una scelta di campo e votare il partito, cos’è? Un allegro ottimista? Un mattacchione? Tre “cos’è” che, se realmente corrispondessero alla risposta immaginata, formerebbero un quadro allucinante. E la smagrita Bonino? Si indigna per un “processo elettorale illegale” fino al punto di non mangiarci contro per “ben” centoundici ore. La “battaglia delle firme”, ovvero la richiesta di un intervento del Governo per semplificarne la raccolta e l’autenticazione, diventa la frontiera della protesta radicale. Poi rinuncia, s’abbuffa e quando il Governo, d’accordo con il Capo dello Stato, firma un decreto interpretativo sulla procedura, si inc…za come una iena ferita perché “le regole non sono uguali per tutti”. Insomma si può cambiare digiunando, ma mangiando, no. Il metodo più che la sostanza. Il massimo è Di Pietro che prima invoca una soluzione politica, sembra Montesquieu, si becca gli applausi di tutti e poi, appena ce l’ha sul tavolo, paragona Berlusconi a Mussolini e insulta il Presidente della Repubblica. Non era quella che voleva lui e allora: impeachment per Giorgio Napolitano. Questa è la pena che pretende il logopedista iddivuino molisano. Ora, Di Pietro è un ex magistrato che evidentemente si è laureato a punti, ma dovrebbe comunque sapere che nel nostro ordinamento l’impeachment non c’è. Che cavolo chiede? Perché urla ‘ste boiate? Che significa per lui “soluzione politica”? Che tutti vanno a casa e lui diventa Presidente del Consiglio con il fido De Magistris, sputtanato dal Gip di Catanzaro Tiziana Macrì, Ministro della Giustizia? Boh! E la Polverini che non dice niente sul nucleare, denuncia Greenpeace e ci informa che “vestirò più aggressivo”? Ne vogliamo parlare? Per completare l’informazione aggiunge anche che non indosserà “scarpe con i tacchi alti”. Quelle proprio no! Ecco questo volevamo sapere, archiviate le scarpe ci mancano solo notizie sull’intimo e poi di lei avremo capito tutto. Certo, “vestirò più aggressivo” non si batte, è record: “Sicuramente. Senza grammatica”. E ora? Beh, è chiaro, andiamo a votare. Se fossi Emma non insisterei sul ritiro della candidatura. Il Pdl le ha fatto un assist alla Ronaldinho e deve solo mettere la palla in rete. Gli elettori non sono scemi e capiscono bene quello che devono fare. Battere un Pdl ripescato è molto di più che vincere contro nessuno. Lo sa molto bene anche nostro signore da Arcore. O pensa di non vincere? Crisi di fiducia o consapevolezza che anche lei di geni intorno non ce ne ha tanti? Vedremo, amici, la parola alle urne. Tutte queste persone il grande Fortebraccio (al secolo, Mario Melloni) le chiamava “lor signori”. Andiamo, scriviamo e giudichiamo “lor signori”. Perché questo significa votare, giudicare chi andremo a eleggere. ‘Sta volta è facile. Si sono presentati prima. Al meglio.
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