mercoledì 2 dicembre 2009

Tributi Italia, acquirente cercasi


Maria Corsetti


«Abbiamo affrontato la vicenda tra la Tributi Italia e i comuni guardando al dopo. Se avessimo proceduto con la cancellazione ne sarebbe seguito il fallimento della società e a questo punto i crediti dei comuni sarebbero rientrati nel fallimento con conseguenze a dir poco difficili: si rischiava la dichiarazione di dissesto finanziario in più di qualche realtà. Inoltre c’è da tener conto del fronte occupazionale: parliamo di 1.200 dipendenti che rischiano il posto di lavoro». Nel giorno dopo la “notizia bomba” rimbalzata in 135 comuni italiani del divieto imposto alla tributi Italia dalla Commissione finanze della Camera, è lo stesso presidente della commissione, Gianfranco Conte, a chiarire i passaggi che hanno portato alla decisione.
«Per quanto riguarda il futuro - prosegue Conte - dobbiamo tenere conto anche del fatto che la riscossione avveniva su due fronti, quella volontaria e l’esazione coatta. Una circostanza da tenere presente nel caso si volesse perseguire la strada del rilevamento da parte di altro soggetto della Tributi Italia.  Intanto la stessa Tributi Italia ha chiesto l’affiancamento delle banche, se dovesse essere confermato si può ipotizzare una prosecuzione dell’attività. Entrambe le ipotesi, sia il subentro di un soggetto terzo, sia la prosecuzione dell’attività da parte della Tributi Italia, richiedono molta cautela. Ma scongiurare il fallimento ci è sembrata la soluzione più opportuna nell’immediatezza. Con la sospensione abbiamo consentito ai comuni di poter riscuotere l’Ici, immettendo denaro nelle casse. La sospensione, infatti, non è fino al 9 dicembre, ma viene mantenuta finché non si sarà risolta la questione. Certo, se il 9 dicembre Tributi Italia saldasse i debiti nei confronti dei comuni potremmo vedere diversamente la questione».
Ma l’ipotesi è davvero poco probabile.

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