giovedì 19 novembre 2009

«Oggi non spazzo», netturbini in sciopero

 Raffaele Vallefuoco

18 novembre 2009

Ha registrato un'adesione plebiscitaria lo sciopero dei netturbini
convocato  ieri per ventiquattro ore dai sindacati di categoria. Una
mobilitazione contro la privatizzazione del settore dei rifiuti
inserita nel decreto Ronchi che ha mandato in bestia gli operatori
dello Stivale. Non hanno voluto far mancare il loro appoggio gli
addetti all'igiene del Golfo. Da Gaeta a Minturno, passando per
Formia, le percentuali di adesione sono da capogiro: quasi il 90% per
Gaeta e addirittura il 100% per gli oltre cento netturbini formiani.
In particolare gli operatori  lamentano le conseguenze che questa
liberalizzazione del settore comporterebbe. Spiega Giulio Moggia della
Cgil - Funzione Pubblica: «Così facendo si determina la possibilità
che qualsiasi acquirente privato possa subentrare nella gestione dei
rifiuti portandosi con sè i propri dipendenti e lasciando a casa chi
c'era  già prima. Una scelta devastante, soprattutto per i lavoratori
più anziani, che nel caso di ''cacciata'' avrebbero seri problemi di
reinserimento nel mondo del lavoro. Ci auguriamo - auspica Moggia, di
ritorno dalla manifestazione capitolina - che il governo riveda le sue
posizioni, anche alla luce dell'importante partecipazione registrata a
Roma». La dorsale della protesta attraverso tutta l'Italia. Rinunciare
a 42 euro lordi in busta paga per dare un segnale  al governo non è
uno scherzo, soprattutto «se a fine mese ti ritrovi con appena 1070
euro» commenta infastidito un netturbino di Formia. «La nostra è
un'adesione convinta»  commenta Giovanni Reca operatore Rsu servizio
igiene Comune di Formia. La mobilitazione, infatti, è stata reale. I
netturbini del Golfo hanno lasciate le ramazze in azienda per essere a
Roma, il centro della protesta, dove si è recata una delegazione di
Formia e di Gaeta, al seguito dei sindacati, veri portavoce del
malessere che serpeggia tra i lavoratori.

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