giovedì 29 ottobre 2009

Un monumento nell’Italia vuota



Lidano Grassucci



A Sezze, il mio paese, ieri mattina hanno inaugurato un monumento. Monumento alla pace. Sta dentro una rotatoria e le macchine ci girano intorno. La speaker della cerimonia di apertura ha premesso: “sono 150 anni che non si inaugura un monumento a Sezze”. Non era proprio così, a Sezze c’è il parco pubblico che chiamavamo “monumento” che ha al centro la statua in ricordo dei caduti. Il soldato bacia la bandiera come in certe cartoline baciava l’amata. Sono simboli, la vita è fatta di simboli.
 Il monumento inaugurato ieri è un’ala in travertino alta 4 metri e oltre dello scultore De Conciliis. I bimbi delle scuole con le bandiere, l’inno d’Europa e quello italiano. Venivano in fila ordinata dalla scuola. La stessa scuola che ho frequentato io. A noi, ci portavano il 4 novembre al monumento per l’anniversario della vittoria. E’ tutto cambiato, sono cambiati i volti le parole, la gente. Ero piccolo ed erano i primi vagiti del ’68 che da noi si esprimevano anche con sberleffi al soldato, all’idea di Patria che c’era dietro. Mia nonna prendeva d’acido davanti a questa lesa maestà. Lei non aveva la fede nuziale per via di quella scelta di dare l’oro alla Patria. Non lo avevano fatto in molte. Il fascismo era ipocrita come è ipocrita da sempre l’italietta codina, vile che sta sempre con chi vince e mai con chi perde. Lei, mi ha insegnato, che bisogna essere seri, che non si bara con la vita. E’ un’altra Italia, quella seria, rigorosa che tiene ai valori ed ai simboli. Dico questo perché in questi giorni vedo rinascere quell’ipocrisia che fa male: Rutelli, Ciarrapico, Marrazzo che va in convento, i consiglieri regionali di centrodestra che fanno finta di volersi dimettere. Un teatrino di ipocrisie. I monumenti sono di pietra, sono di bronzo. Segnano il tempo. Torno di rado nel posto dove sono nato ed ogni volta è un po’ diverso, un po’ meno mio, ma quel monumento con il soldato che bacia la bandiera sta lì, lo ritrovo e mi fa ritrovare. Era un soldato, forse neanche un eroe ma sta lì  testimoniare un filo di continuità di gente seria. Il monumento alla pace sarà lì, e tra qualche decennio uno di quei bambini con la bandiera magari scriverà che ritrova il suo paese in quel segno, in quella ala. Magari tra breve, alla prossima rivolta giovanile rideranno di questa pace e magari un nonno, o una nonna, spiegherà che la pace è una cosa seria. Un ciclo.
Enrico Letta dice che la nuova Italia dovrebbe ardire a fare nuove cattedrali. Meglio la via di Titta Giorgi fare monumenti… restano.





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