martedì 20 ottobre 2009

Attentato mafioso?

di Irene Chinappi

È stato tutto studiato nei minimi particolari. Lunedì sera il quartiere periferico e residenziale di via Udine sarebbe stato illuminato a giorno. Dalle alte fiamme che sarebbero divampate sulle due auto di Bruno Fiore, una Daewoo Leganza, e di sua moglie Rita, una Renault Scenic. Ma per fortuna l’attentato è fallito. Secondo la ricostruzione effettauta dagli agenti della squadra scientifica del Commissariato di Fondi, sarebbero stati almeno tre i malviventi che hanno raggiunto, poco dopo il suo rientro, l’abitazione di Bruno Fiore. Il segretario del Pd di Fondi era rientrato attorno alle 22 e 30 da una riunione con il Comitato di lotta contro le mafie. Dopo aver consumato la cena è andato al piano di sopra della sua abitazione e si è messo a guardare la tv. È passata poco meno di un’ora quando la sua vicina ha bussato alla porta per avvisarlo che un forte odore di benzina sembrava provenire proprio dalle due auto dei coniugi.  Quando Fiore si è precipitato fuori tutto gli è stato subito chiaro. Tutt’e due le auto erano cosparse di benzina, una tanica da 20 litri giaceva abbandonata a terra, ancora mezza piena. Ma la vista più pericolosa è stata quella di uno straccio imbevuto di liquido infiammabile a cui era stato dato fuoco e che era stato gettato sulla Scénic. Fortunatamente l’innesco non ha funzionato e la miccia si è spenta in una manciata di secondi. Qualcuno aveva tentato di dare fuoco alle due auto di Fiore. Qualcuno che non poteva agire da solo per trasportare, attraverso la campagna circostante e il cantiere aperto confinante con la casa, la tanica da 20 litri. Qualcuno che evidentemente non è riuscito a portare a termine il lavoro. I malviventi, secondo la ricostruzione fatta dalla Polizia, devono aver seguito Fiore di ritorno dal Comitato. Poi devono aver atteso il silenzio. Ma quando sono sbucati dal cantiere e hanno inziato a cospargere le auto con la benzina qualcosa li ha disturbati. La vicina della famiglia Fiore è uscita in veranda per sistemare alcune cose. È stato in quel momento che ha sentito l’odore della benzina. I malviventi a quel punto hanno dovuto sbrigarsi. E il lavoro è riuscito male. «Se l’attentato fosse andato a buon fine le fiamme avrebbero potuto avvolgere anche le abitazioni vicine, mettendo in pericolo di vita i residenti» commenta Bruno Fiore che non si lascia intimidire dal gesto criminale. «Siamo preoccupati  perché aumenta la tensione in città. Chiediamo a tutti di riflettere con ponderatezza e al Pdl di abbassare i toni». Ma perché questo gesto? «Qualcuno potrebbe essersi sentito autorizzato a colpirmi visti i duri attacchi contro di me. Oltre al fatto che l’episodio è chiaramente collegabile alla scia di attentati che si sono verificati a Fondi nell’ultimo anno, tant’è che la polizia sostiene che le modalità siano sempre le stesse. Continueremo la nostra battaglia per la legalità. E chiediamo - termina Fiore - a Maroni e al Consiglio dei Ministri di rivedere, a questo punto, la non decisione sul caso Fondi».

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