sabato 29 agosto 2009

L'ARCINORMALE - Il paese malato

Lidano Grassucci
Qui tutto è commedia, qui nulla è serio. Siamo un paese ridicolo e vecchio. Un paese di paure, di servi sciocchi. Un paese dove l’ipocrisia regna sovrana. Il bianco omosessuale è razzista con l’uomo di colore, che non può vedere il disabile. Quelli del nord si sentono superiori a quelli del sud che hanno uno più a sud da discriminare. Non siamo veri, abbiamo case pulitissime ma gettiamo le cartacce in strada. Inveiamo contro i disonesti ma evitiamo di pagare le tasse. Siamo moralisti in proporzione inversa alla nostra moralità. I giornalisti spiegano agli amministratori cosa fare, ma evitano di candidarsi. In questo paese abbiamo inventato la mafia, ma anche l’antimafia per non lasciare nessuno disoccupato. Il male abita sempre altrove e siamo molto indulgenti con noi stessi mentre siamo rigorosi con gli altri. E’ un paese che fa ridere. Onoriamo un dittatore come Gheddafi, senza vergogna. Il nostro primo ministro va a farsi “perdonare” dai preti, che si guardano bene dal farlo. E nessuno, dico nessuno, scrive che uno Stato è se ha dignità. Italo Balbo valeva sui cieli di Libia da padrone, non da saltimbanco. Perché la Destra italiana non insorge, perché non si arrabbiano, perché non difendono la storia patria? Ma come danno stanno con Bossi che dice che l’Italia è una espressione geografica, come Metternich, e tutto va bene.
Il direttore di un giornale, un tal Feltri, attacca un collega di un altro giornale con fatti personali perché quello è reo di aver offeso il suo padrone. E non ha vergogna. Aveva ragione Metternich, non siamo un popolo, ma tanti servi in cerca di padrone. E dai servi non nasce un popolo, ci vorrebbero i cittadini, ci vorrebbero gli statisti. Ma, pare, siano terminati.

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