lunedì 3 agosto 2009

Alfa, il resto è noia


Lidano Grassucci


Qui è tutto un simbolo, sembra di stare dentro un libro. Di quei libri dove passano storie incredibili. Il colore dominante è il rosso, quel colore che “raccontava” il passaggio delle macchine italiane.
C’è una Alfa 8c competizione, rossa. C’è una MiTo rossa. Siamo sulla terrazza del Miramare, terrazza sul mare che è azzurro (per gli amanti del senso dei colori è il colore dell’Italia, un colore ereditato dal Regno di Sardegna), la serata è dedicata all’Alfa dalla concessionaria Ecoliri.
Anonima Lombarda Fabbrica Automobili, da qui inizia tutto come inizia l’alfabeto greco. Romeo è l’ingegnere napoletano che fa crescere il marchio. Storia ovunque: sulla mascherina il biscione che i longobardi portavano sul collo a prova del coraggio, la croce dei Visconti rossa su fondo bianco i primi che pensarono Milano capitale. Ogni pezzo di queste auto è storia delle automobili è storia del mito italiano delle automobili.
Mito, che è l’asse tra Milano e Torino dove l’automobile italiana è nata ed è cresciuta che diventa una automobile: «con cui – spiega Davide Papa titolare di Ecoliri – Alfa è tornata a crescere nel mercato a fare i numeri entrando in un segmento che aveva bisogno del prodotto Alfa».
Sta lì, lei la Mito, rosso Alfa, muscolosa piccola come era piccolo Tazio Nuvolari. Tutto volontà, tutto cervello, tutto prepotenza: Tazio Nuvolari il mantovano volante e volava in Alfa.
La 8c è la macchina delle Mille Miglia, quella che vinceva a Le Mans che lasciava i francesi con il naso storto. Passava davanti agli spettatori che vedevano un punto rosso volare. E il motore suonava come la marcia trionfale dell’Aida, come una romanza, come l’appuntamento all’alba per vincere. Quella che riportava a casa la Targa Florio nella terra di Sicilia arsa dalle passioni, dalle contraddizioni, e dall’amore per la tecnologia. Al volante? Tazio Nuvolari.
Facile per Davide Papa parlare dell’Alfa, è parlare di auto assoluta. Il motore suona, canta, il resto è poesia.
Già, questa è poesia di auto.
Alla presentazione c’è Christian Papa arriva con una Alfa 159 bianca 2000 jtd da 170 cavalli. Linee da auto, attaccata alla strada.
Di queste auto ti devi innamorare, se ti innamori è guardare dall’alto in basso gli altri. Per strada con il biscione al centro del volante guardi gli altri come gli inglesi guardavano giocare al calcio il resto del mondo, come guardano le altre squadre di rugby i neozelandesi. Come ascolterebbe una canzonetta Giuseppe Verdi.
Un’Alfa non la capisci se non conosci l’opera lirica. Un’Alfa non la capisci se non hai le orecchie per il motore, un’Alfa è educazione. E gli altri? Stanno dietro, vedono la scia. L’Alfa è futurista, è passione romantica. E’ una donna che ti porta in paradiso e quando si ferma ti lascia di stucco, come le ballerine del Can Can, come la Bella Otero, come le forme di Gina Lollobrigida. Ti lascia senza fiato.
Riparto con la mia Alfa e vedo le tedesche, mi sfiorano le francesi, affianco le inglesi. Vedo l’argento, il blu, il verde ma la scia rossa.
Alfa Romeo Milano, se vuoi chiamare le altre automobili.

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