venerdì 26 giugno 2009

Un dono a Giulio Notarnicola

Lidano Grassucci
"Sono entrato nel portone del palazzo dell’intendenza di finanza 41 anni fa, ora ne sono uscito solo da un’altra porta. Per 41 anni ho lavorato nello stesso posto, penso sia un record”. Si emoziona Giulio Notarnicola mentre saluta gli amici nel momento di andare in pensione, quasi gli viene da piangere. E’ entrato nel palazzo di Piazza del Popolo del ’69, un altro mondo. E sempre lì è rimasto, seguendo gli eventi. Lui, direttore della commissione tributaria, ne è quasi il papa. Io l’ho conosciuto agli inizi degli anni ‘80 e mi pare sia sempre rimasto uguale, un uomo dotato di una ironia sottile, con delle osservazioni che lasciano perplessi gli interlocutori. “Non sono legato alla poltrona, me l’hanno data ed io me la sono tenuta” spiega della sua carriera con un intelligente gioco di immagini che rende l’intelligenza di Giulio. Intorno a lui i presidenti delle sezioni della commissione, gli impiegati, i commercialisti, gli avvocati, ma soprattutto gli amici che poi sono tutti amici. Lui è uno che sdrammatizza, che vede il lato umano delle cose: “sono sempre stato innamorato del diritto, avevo Gava come professore, ma nei primi anni facevo anche il segretario delle udienze ed ho imparato tanto in una materia che cambia sempre”. Già è vero, Giulio è una spugna, ha una intelligenza pronta anche se i nipoti gli ricordano che “quando nonno lo mandi a comperare il gelato lui torna con le supposte”. I nipoti prendono il microfono per dire quello che tutti i nipoti vogliono dire e tutti i nonni vogliono ascoltare, ma davanti agli amici del nonno, per dire che il nonno è “grande”. Lui stesso è meravigliato di tanto affetto intorno a lui. Non perché non sapeva non di avere tutti questi amici ma di quanto loro erano amici. E scopre tanta stima verso di lui, verso la sua professionalità. Giulio è apparentemente accomodante, è di fatto rigoroso.
“In 41 anni ho mandato non più di venti certificati medici, in ufficio alle 7.30, fuori alle cinque”.
Sembra di sentire una storia di altri tempi, una volta si sarebbe detto di uno così è “un servitore dello Stato” e tutti si sarebbero tolti il cappello in segno di rispetto. Ecco io oggi voglio togliermi il cappello davanti a Giulio Notarnicola, un uomo dello Stato. Non andrà di moda ma lui è un uomo e questo è cosa fuori dal comune. Buona pensione Giulio, da un amico.

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