venerdì 26 giugno 2009

Liste civiche, parentesi politiche.

Franco Schiano
Le liste civiche hanno avuto sempre un ruolo importante sopratutto a livello comunale. Durante la cosidetta prima repubblica esse trovavano terreno fertile sopratutto nei piccoli comuni al disotto dei 5.000 abitanti, dove il sistema maggioritario privilegiava i grandi partiti e penalizzava, allora come ora, le formazioni minori. Nei piccoli comuni delle nostre zone era la DC che la faceva da padrona, così come il PCI dettava legge sui Lepini. Pertanto le liste civiche erano spesso una necessità per controbattere lo strapotere dei grandi partiti. In esse prendevano corpo le alleanze più disparate. Potrei citare citare più di un caso in cui per battere la DC imperante da un trentennio, si mettevano, sotto la stessa insegna civica, insieme esponenti del PCI e del MSI. Erano in sostanza cartelli elettorali. Nei comuni più grandi, dove vigeva il sistema proporzionale, l'esigenza di ricorrere a liste civiche era meno cogente. Quando ne nasceva qualcuna, questa era legata quasi esclusivamente a esponenti politici che, per divergenze nei loro grandi partiti, sceglievano la via della civica per dimostrare la loro forza elettorale senza dover cambiare radicale di casacca (cosa allora assai rara e disdicevole, ma sopratutto difficile per via della forte caratterizzazione ideologica dei partiti). In entrambi i casi si trattava di fenomeni la cui durata, comunque breve, era assai legata alla contingenza elettorale.
Nella seconda repubblica il fenomeno delle civiche ha assunto un'altra dimensione. Con il completo crollo dei partiti tradizionali e sopratutto delle ideologie, il ricorso a formazioni civiche è diventato assai più disinvolto. In genere sono legate al territorio e trovano terreno fertile laddove la politica dei grandi partiti fallisce in maniera netta e clamorosa. Quando più forte si fa l'indignazione popolare, per la cattiva politica che pensa più agli affari propri che all'interesse pubblico. E' successo a Gaeta ed è successo ad Aprilia. In entrambi i casi il fallimento delle amministrazioni in carica è stato certificato dalla loro caduta e con l'arrivo di un commissario. Raramente in questi casi l'elettorato premia chi non è stato in grado di completare il mandato elettorale. In entrambi le circostanze non c'era una sinistra pronta a prendere il posto di chi aveva fallito. Sia a Gaeta che ad Aprilia un gruppo di liste civiche si è fatto trovare pronto cogliendo l'attimo fuggente.

Solo che l'esperienza, sia della prima che della seconda repubblica, dice che le liste civiche sono fenomeni di stagione. Figlie di un preciso momento politico difficilmente ripetibile. Valga per tutti l'esempio locale costituito da Gaeta Unita, che nonostante i lodevoli tentativi di strutturasi in qualcosa di più ampio (Golfo Unito), dopo il successo iniziale,è andata mano mano regredendo fino a scomparire nel giro di poco tempo. La stessa esperienza civica Raimondina, in corso ormai da più di due anni, nonostante i proclami, mostra chiarissimi segni di smottamento verso i partiti. Difficilmente sopravviverà a se stessa, come dimostra quello che è successo in queste passate elezioni. Le prossime regionali finiranno di consumare questa esperienza. Difficilmente il movimento civico di Raimondi alle prossime comunali potrà ancora recitare il ruolo centrale e decisivo che ha avuto nel 2007. La solida esperienza politica e la forte cultura autonomistica del socialista Domenico D'Alessio, sapranno tenere al riparo dal rischio di dissolvimento il suo movimento civico terzopolista?Ammesso che lo voglia fare, sarà difficile.Finora nella vita politica di una comunità le liste civiche sono state parentesi, più o meno rosee, che si sono aperte e chiuse.

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