venerdì 12 giugno 2009

L'avventura europea di Raimondi

Franco Schiano
Fin da quando i primi di Aprile il Sindaco di Gaeta Raimondi, annunciò la sua partecipazione alla corsa per un seggio a Bruxelles, nella semisconosciuta lista della bella Daniela Melchiorre dopo aver flirtato con il PD e l'IDV- furono in tanti ad interrogarsi sulla bontà della scelta del primo cittadino di Gaeta, sempre professatosi civico. Perplessità di vario ordine che non venivano solo – come forse potrebbe essere naturale – dal campo avverso, ma che venivano sollevate++, sia pure a bassa voce anche tra gli amici ed estimatori.
In primis l'oggettiva difficoltà di raggiungere un traguardo difficile per tutti, aumentato in maniera esponenziale dallo sbarramento al 4%. Ostacolo difficile da superare per qualunque partito strutturato a livello nazionale, figuriamoci per un partito praticamente inesistente come quello scelto da Anthony. Dice, ma la Melchiorre buca il video, negli ultimi 15 giorni con la “par condicio” televisiva, si raggiungeranno almeno i 660mila voti che occorrono per attestarsi intorno al 2% e puntare ad essere almeno il miglior perdente.
L'altra difficoltà di raccogliere preferenze in circoscrizioni molto ampie ( solo quella centrale comprende Lazio, Umbria, Toscana e Marche), si sarebbe superata con la potenza di internet e sopratutto con una rete ben distribuita di Case Salesiane. C'era poi la questione dell' incompatibilità tra la carica di Sindaco e quella di parlamentare europeo. Una questione che, sia pure con motivazioni opposte faceva perdere il sonno, sia ai sostenitori che agli avversari. I primi preoccupati per il vuoto che avrebbe lasciato nella guida della città, i secondi attanagliati dal dubbio se votarlo pur di “liberarsene”. A questo dettaglio avrebbe provveduto una leggina varata alla chetichella a pochi giorni dal voto, eliminando il veto per i sindaci già in carica.
La credibilità quasi taumaturgica che Raimondi si è conquistato in occasione della sua strabiliante vittoria alle comunali del 2007, alla guida di due liste civiche composte quasi esclusivamente di assoluti neofiti della politica, ha fatto sì che nessuno osasse dire chiaramente al Sindaco di Gaeta, quanto fosse come minimo velleitaria la sua sfida. In fondo - diceva qualcuno – potrebbe ripetere il miracolo delle amministrative!
Com'è andata a finire lo sanno tutti. Sarebbe troppo facile ironizzare su un insuccesso annunciato, almeno per quello che riguarda il risultato finale, ossia l'approdo a Bruxelles. Quello che invece – forse – Raimondi ha sottovalutato è il danno d'immagine che si è auto procurato a livello locale sottoponendosi ad un inutile referendum. La sua immagine vincente risulta ora piuttosto appannata, anche e sopratutto rispetto ai suoi seguaci, che da oggi si sentiranno meno “protetti”. L'invincibile Braveheart ha lasciato il posto ad un più normale signor Raimondi. Uno che può anche perdere, come tutti gli altri. Ma tutte queste cose sono lecite, poiché in fondo attengono la sfera personale, e ognuno della sua vita è libero di fare le scelte che vuole. C'è solo un vulnus che probabilmente resterà dopo tutta questa storia: a Gaeta, nel prossimo futuro, saranno in pochi a dare credito a proposte elettorali provenienti da candidati cosidetti civici.

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