martedì 19 maggio 2009

L'ARCINORMALE - Bontemponi con la pistola

Lidano Grassucci
Quando colpiscono uno a te vicino non sei lucido con le analisi. Ti senti colpito un po’. Quindi non sarò sereno, ma anche chi scrive è fatto di carne, ossa, passione. Un colpo di pistola contro la Picca prefabbricati, sarà stato un burlone. Un corto circuito all’Ilsap la mattina, qualche manciata di metri più in là. Sarà stato il fato che a volte si mette di traverso rispetto alle cose degli uomini. E qui mi fermerei, poi ci penso e noi non siamo isole ma stiamo nello stesso mondo. Da mesi su questa provincia si è alzata tanta polvere, un lembo di Europa è colpito da tempeste di sabbia. Dice, ma in Europa non ci sono i deserti. Ecco appunto. Il fato e i burloni sembrano sposarsi con certe parole che si usano come si usa il sale per la pasta, a grani grossi. C’è in giro tanta voglia di intorbidire la convivenza civile, economica, politica di questa comunità. Ci eravamo compiaciuti per la prova data nell’adunata degli alpini, ora parliamo di pistoleri. Parliamo di imbecilli che cercano di seminare il torbido, cercano di intimorire, di fare paura.
Cercano di raccontare altre storie, a Sabaudia è andato a fuoco un ristorante, a Terracina pare ci sia chi trova divertente bruciare le auto.
Allora? C’è un clima che diventa brutto, ma brutto assai.
Vengo da una generazione che si infiammò per delle parole. Giampaolo Mughini l’altro ieri al Tg2, lui era il direttore responsabile del giornale “Lotta Continua”, ha spiegato: “erano parole imbecilli”. Quelle parole che parlavano della politica come violenza e non come confronto, oggi chi la pensa diversamente viene criminalizzato, è reo, è fuorilegge. Nulla di nuovo.
Già, ma qualcuno credette in quelle parole. Poi spiega: “la storia di Lotta Continua è storia di codardia, divenne storia degna quando alla fine degli anni ’70 quei ragazzi presero le distanze dalla lotta armata. Ma era tardi”.
Sono d’accordo con Mughini, le parole debbono essere libere. Imbecilli o intelligenti che siano debbono correre. Ma quelle imbecilli fanno male, tanto male.
C’è un clima in questa provincia, in questa comunità, che non mi piace.
Certo non mi intimorisco, né lo fanno le persone intorno a me, ma registro che qualche cosa stona, che qualche cosa nella convivenza civile viene meno.
Da mesi sento la parola mafia usata con la stessa frequenza con cui si usano i fazzolettini Tempo con il raffreddore nella fase acuta, da mesi sento criminalizzare il mondo dell’impresa e della politica, c’è il rischio che quando avremo bisogno delle parole queste non ci saranno utili perché consunte, lacerate, slabbrate, inutili.
Credo che dei bontemponi abbiano giocato a colpire la porta della Picca Prefabbricati con la pistola, credo che non si siamo neanche divertiti troppo, credo che camminerò con gli occhi più vigili, credo che mi fiderò meno del mio vicino per strada. E questo moltiplicato per 600.000 persone mi preoccupa. Credo che i bontemponi non sapessero che la famiglia Picca è coinvolta in questa impresa editoriale, che il suo amministratore è uno dei riferimenti del mondo dell’impresa pontina. Non lo sapevano, i bontemponi sono così, non sanno e, talvolta sparano.

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