Alessia Tomasini
Il rosso non tira più neanche in Formula 1 dove le Ferrari spuntano solo in sesta fila e Montezemolo si rinchiude dietro ad un laconico “Meglio che non parlo”. E data la situazione in cui si trova il centrosinistra in terra pontina a non parlare sono anche i cittadini. L’assenza totale di un antagonista, di un avversario, di qualcuno che sia capace di tirar fuori programmi e progetti altro rispetto a quello di Cusani sta fiaccando anche l’entusiasmo della campagna elettorale. Se si continua di questo passo si candiderà Fazzone per dare filo da torcere a Cusani, per rianimare una partita che sembra avere già vincitore e vinti. Oggi il capogruppo del Partito democratico in consiglio provinciale presenta la sua candidatura a presidente della Provincia. Domenico Guidi metterà sul tavolo una lista civica segno di una rivoluzione mancata e di un rigetto degli apparati del centrosinistra ad ogni ipotesi che non sia partorita dai vertici. Lunedì seguirà l’ufficializzazione di quella di Sesa Amici per il Partito democratico. Ma il punto era e resta sempre quello. Dove e chi sono i candidati? Dove sono i temi su cui si confronteranno i contendenti? Se il centrosinistra, in tutte le sue coniugazioni, continuerà di questo passo non si vedrà la luce. L’unico salto avanti che si doveva compiere è stato dimenticato. Il Pd e tutti coloro che gli ruotano intorno fanno sempre lo stesso errore. Restano sulle linee difensive, poi quando il centrodestra propone o partorisce qualche idea scattano in piedi allineati e coperti per spiegare ai cittadini che quella scelta non va bene. E via così. Lo stesso programma elettorale negli anni, sia per le amministrative che per le provinciali, è stata la semplice contrapposizione di una bandiera all’altra con la differenza fondamentale che il centrodestra era propositivo e la sinistra distruttiva. Su questo campo minato non ha mai messo radice il consenso e su questo stesso prato arido si stanno allentando anche gli entusiasmi degli affezionati ad un simbolo e ad una storia inghiottita dal poltronismo. Il consolidamento della leadership di Fazzone, il buon governo di Cusani in questi cinque anni doveva essere un campanello di allarme per gli ex Ds e margherita che hanno avuto tempo e spazio per organizzarsi per poter trovare idee e forme nuove capaci di contenere e di dare voce alla provincia pontina che non si riconosce nell’azione e nella classe dirigente del Popolo della libertà. Forse il vero problema del centrosinistra è solo uno: la coerenza, quella che trova significato solo in un convinto, costante, estremo anticusanismo.
venerdì 17 aprile 2009
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