Teresa Faticoni
Chi trovava posto in una fabbrica farmaceutica aveva vinto un terno al lotto. Era meglio di essere impiegati in un ministero lavorare all’Abbott, alla Bristol, alla Pfizer. Parliamo di qualche anno fa, quando il settore chimico farmaceutico era la punta di diamante di un territorio che sapeva dove voleva andare. Che aveva saputo trasformare le sue sbandierate vocazioni agricole in un’idea industriale nuova e futuristica, che era stato capace di spostare le sue genti che si spaccavano la schiena sui campi nelle fabbriche americane all’avanguardia. Molte di quelle ora sono cattedrali nel deserto industriale che sta avanzando. «Il settore chimico farmaceutico sta risentendo, come tutti gli altri settori industriali – dichiarano in coro Dario D’Arcangelis, segretario della Filcem Cgil; Luigi Tramannoni, della Femca Cisl e Luigi Cavallo, della Uilcem Uil -, della crisi internazionale in atto, producendo situazioni di sofferenza occupazionale attraverso procedure di cassa integrazione guadagni, quando non licenziamenti collettivi con l’attivazione di procedure di mobilità». Sulla situazione generale pesano anche le nuove strategie mese in campo dalle grandi multinazionali che stanno creando un oligopolio attraverso fusioni e acquisizioni. «Numerose sono stare le vicende che ci hanno visti coinvolti negli ultimi mesi – aggiungono i tre sindacalisti – dalla Janssen Cilag alla Wyeth, dalla Pfizer-Haupt Pharma alla Chemtura, passando per accordi importanti con la Ibi e con la Bristol». In questo quadro abbastanza sconfortante i rappresentanti delle categorie chimici della Cgil, Cisl e Uil dichiarano preoccupazione per quanto accade alla Abbott di Campoverde, per numero di dipendenti l’azienda più grande della provincia di Latina. Dopo la procedura di mobilità con la quale erano stati espulsi dallo stabilimento 150 dipendenti, i sindacati si sarebbero aspettati, come pure era stato prospettato dalla dirigenza, stabilizzazione dei volumi produttivi e crescita delle produzioni chimiche. «Negli ultimi tempi invece – spiegano i sindacalisti – abbiamo assistito a una involuzione occupazionale visto che circa 60 contratti a termine non sono stati rinnovati alla scadenza». Nei prossimi giorni i sindacati chiederanno un incontro alla dirigenza societaria «allo scopo di comprendere quali prospettive attendono i lavoratori Abbott e quali strategie industriali intende perseguire la compagnia, così come previsto dal vigente contratto collettivo nazionale di settore».
martedì 21 aprile 2009
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