lunedì 13 aprile 2009

LA FORMICA ATOMICA - I sacconi e le zucche di halloween

Lidano Grassucci
Pasqua finita. Anche se non è certo come un tempo quando il linguaggio della Fede con i suoi digiuni, i simboli, e il ritorno al cibo erano “comprensibili”. Oggi è una festa come tante, oggi non si muore e quindi non si può risorgere. Oggi non ci si mette in gioco e quindi non si può avere pentimento, non si può tradire, non si può iniziare una vita nuova. La Pasqua è una lunga serie di simboli, è la riproposizione del ciclo della vita. Ma chi la legge così? Chi è disposto a penare per risorgere? Chi è disposto a mettere nel conto che l’uomo può tradire, che questo è parte della vita? Chi può stupirsi davanti ai misteri della Fede come fece Ponzio Pilato che non capiva, da romano “laico”, le diatribe tra ebrei?
Quando passava la processione del venerdì santo, il cuore si fermava, la gente stringeva la strada e i sacconi con le fiaccole accese si facevano largo tra gli “infedeli”. Incappucciati, uomini senza volto, come quelli che raccoglievano i morti negli angoli di strada. Vestito bianco, pietà popolare, rigore controriformista. I turisti non capivano, non capivano che quella del venerdì santo non è uno spettacolo da teatro, da televisione, è religione, è fede popolare. Non capivano i turisti che stavano assistendo ad atti di devozione, a riti religiosi. Oggi a Sezze, che è quella che conosco di più, ci vanno le televisioni, gli attori professionisti. Il contrario di ciò che era. Non sono credente, ma ho avuto una educazione pia e rispetto chi crede e rispetto la fede della comunità. Ma oggi i riti del venerdì santo non sono differenti da Amici.
Povera Fede e poveri sacconi, non vanno più a raccogliere i morti e ad aiutare chi ha bisogno, ma andranno a cercare se stessi e qualcuno li prenderà per imitatori delle zucche di halloween.

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