martedì 31 marzo 2009

Regina catene, oggi è il giorno del giudizio

Maria Corsetti
O si firma l’accordo oppure si mette nero su bianco che l’accordo non c’è stato. Non ci saranno altre vie d’uscita oggi per i dipendenti della Regina catene, che da venerdì presidiano i cancelli dell’azienda. Ieri l’ultimo tentativo: i lavoratori, accompagnati dai rappresentati sindacali, sono partiti alla volta di Piazza della Libertà per incontrare il prefetto Bruno Frattasi al quale è stato chiesto di attivare la proprietà per una soluzione alternativa alle 18 mobilità e ai 7 contratti a tempo determinato che non saranno rinnovati. Frattasi si è dichiarato disponibile a una mediazione, bisognerà vedere ora cosa calerà sul tavolo la proprietà della Regina catene. Intanto scatta l’ora x: scadono oggi i 75 giorni previsti per attivare la procedura di mobilità. Già da questa mattina la protesta dei dipendenti è destinata a farsi più aspra: si continua con il presidio dei cancelli, mettendo in atto anche il blocco delle merci. Il tutto in attesa di una risposta dall’incontro presso l’Associazione industriali che per legge va fatto oggi stesso.
Questo il punto della situazione con il quale si arriva a uno dei momenti più cruciali della vicenda: la Regina catene ha aperto la procedura di mobilità per 18 dipendenti su 86. Inoltre è stato annunciato che 7 contratti a tempo determinato non saranno rinnovati. Una riduzione significativa, dunque, della complessiva forza lavoro. Per quanto riguarda la proprietà, invece, l’azionista di maggioranza, Carlo Garbagnati, ha sempre delegato a contrattare il consulente Severino Radaelli, che però non si è mai spinto a prendere decisioni. A questo si aggiunga che, a seguito del presidio ai cancelli, messo in atto dai dipendenti - affiancati dai sindacalisti Pierino Ricci e Vincenzo Quaranta della Fiom Cgil, Luigi Ippoliti e Roberto Caccavello della Uilm Uil - l’azienda ha negato la possibilità di effettuare l’assemblea nella mensa e di utilizzare i servizi igienici nel timore che il tutto si traducesse in un’assemblea permanente, o meglio in un’occupazione.

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