sabato 21 marzo 2009

La ricetta di Confindustria per uscire dalla crisi

Teresa Faticoni
Export. Fabio Mazzenga, presidente di Confindustria Latina, racchiude in una parola la ricetta per uscire dalla crisi internazionale. Lo incontriamo a margine di un incontro informativo che l’associazione degli industriali ha organizzato per i suoi iscritti sull’attualissimo tema della cassa integrazione. Mazzenga a trecentosessanta gradi analizza a chiare linee il passato, il presente e il futuro del tessuto industriale di questa provincia. Le esportazioni, per esempio, da noi tengono ancora (come rilevato da un’indagine effettuata da Il Sole 24 ore, quotidiano di Confindustria appunto), grazie alle aziende farmaceutiche. Ma per essere credibili su un mercato sempre più globale i parametri imprescindibili sono: «qualità, innovazione e puntualità nelle consegne. Solo le aziende che saranno in grado di puntare su questi tre fattori potranno facilmente uscire dalla crisi». Il presidente è molto diretto, nessuna ipocrisia, non si nasconde dietro un dito quando parla ai suoi associati: «Il sistema soffre, soffre, soffre moltissimo». E la reiterazione del vocabolo è molto d’impatto. I rappresentanti degli industriali sanno che il momento è di quelli grigi, che siamo in piena emergenza, ma si deve anche pensare al futuro. «Dal dopoguerra a oggi le crisi sono state cicliche», sottolinea il direttore Sergio Viceconte. Confindustria, quindi, pensa al futuro. Mettere a disposizione degli industriali gli strumenti e le competenze per superare la fase e riprendere il tutto quando sarà passata la tempesta, che proprio grazie a questi espedienti non si trasformerà in uno tsunami. «La politica non ha preso decisioni forti – dice ancora dallo scranno Mazzenga -. In questi momenti dobbiamo combattere contro chi non prende in considerazione l’ammodernamento del Paese al di là delle ideologie». Infrastrutture è la parola d’ordine. In purissimo Obama style Mazzenga lancia un monito e un augurio: «Per ritornare alla floridezza economica tutti insieme dobbiamo spingere per la modernizzazione del Paese attraverso le grandi opere pubbliche». In periodi di crisi, infatti, la realizzazione delle infrastrutture è un passaggio necessario per rimettere in moto l’economia.
Esportazioni, dunque, come ha fatto la Germania qualche anno fa?
«Ma la Germania aveva un sistema bancario diverso dal nostro. Noi siamo esposti in misura minore».
Le banche si stanno mostrando l’anello debole della catena?
«Il credito dovrebbe essere più reattivo alle esigenze del mondo produttivo. Confindustria Latina è stata la prima in Italia a sottoscrivere un accordo con l’Associazione bancaria italiana, perché già l’anno scorso avevamo avuto la percezione che uno degli aspetti principali è l’interlocuzione stretta con il sistema bancario locale».
Insomma, la Marcegaglia quando chiedeva «soldi veri» aveva ragione. Qui non ci vogliono aiuti, ma sostegni. Un modo diverso, strategico e costruttivo di creare le condizioni del futuro senza dimenticare il passato. Che le banche dimenticano. Mazzenga racconta di famiglie di industriali che fanno impresa da 50 anni e che a un certo punto non ricevono più credito dalle banche che cominciano a richiedere «supergaranzie». «Non mettiamo in discussione le banche che sono aziende e che devono fare il proprio utile – conclude il presidente di Confindustria – ma le regole auree vanno riviste in questo momento per salvaguardare anche l’interesse delle banche tenendo presente che c’è un passato con le aziende del territorio in base al quale si può costruire il futuro».

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