martedì 17 marzo 2009

La crisi e Coppi

Lidano Grassucci
La crisi? Sta nella testa, sta nella paura, sta nella incapacità di vedere domani. Mangiamo come ieri, andiamo in giro cercando le stesse passioni di ieri. Solo con una compagna nuova, la paura. Paura di tutto, paura di un domani incerto. Mio padre aveva un futuro così incerto che negli anni ’60 emigrò a Milano, mio nonno cispadano emigro da casa sua in Veneto per venire in una palude a prendere la malaria. Noi abbiamo 4 televisori a testa, due telefonini, una automobile e abbiamo paura. Oggi il sindacato si occupa, e preoccupa, dei precari come se fossero nati oggi, come se prima tutti fossero sicuri certi del loro futuro. Non è vero, ho fatto l’esempio della mia famiglia ma è storia di tutte le famiglie italiane. Eppure chi ci ha preceduto non aveva paura, era certo che le cose sarebbero andate meglio. E meglio sono andate: mia nonna l’ho conosciuta vecchia, eppure aveva meno di 40 anni. Oggi una donna ha una aspettativa di vita di oltre 80 anni, un uomo poco di meno. Eppure abbiamo più paura oggi di quando si moriva a 40 anni. Perché? Perché siamo grassi, perché abbiamo sogni grassi, perché siamo vittime del nostro benessere.
Come uscirne? Servirebbe una passione, uno scopo, una idea, una speranza.
C’è la crisi ma migliaia di persone questa mattina si sono incontrate, si sono scambiate idee del mondo, qualcuna ha raccontato ad altri delle sue speranze, sono nati bambini. Il grano è verde, come l’anno scorso.
Che cosa è la crisi? È la paura che prende una comunità che non riesce più ad avere sentimenti, non ama e non odia. Una comunità piatta, una comunità senza cuore.
Servirebbe una grande passione, ci vorrebbe Bartali che vince una tappa del Tour, ci vorrebbe Nuvolari che con la sua Alfa rossa arriva primo a Brescia. Ci vorrebbe una dama bianca che infiamma il cuore del campione, ma i nostri campioni sono signorine ammaestrate e i Coppi di oggi vanno con gli anabolizzanti e non hanno dame bianche.
Questo ci manca il coraggio di impegnare la salita, la forza nelle gambe e la sicurezza di arrivare non la paura di fermarsi al secondo tornante.
La crisi è tutta qui, solo qui.

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