Teresa Faticoni
Braccia alzate in segno di vittoria e urla di gioia. Qualcuno aveva le lacrime agli occhi ieri mattina sotto la sede sella Asl al centro commerciale LatinaFiori. La cooperativa sociale La Valle di Gaeta non chiuderà. I fatti: la coop aspettava l’aumento del budget da parte della Regione Lazio in ragione di un fondo di riserva messo in campo proprio per situazioni simili a questa. La Valle, infatti, nel 2006, stava consolidando la sua attività e il budget, erogato dalla Regione in base a parametri storici, era diminuito del 30%. Ma la coop è entrata a regime pochi mesi dopo. Da qui l’istituzione di un fondo di circa 5 milioni di euro da distribuire a realtà simili. Il 13 gennaio Cristian Leccese, presidente de La Valle, ha inoltrato domanda all’Azienda sanitaria locale per accedere a quel budget. Ma quella richiesta è rimasta lettera morta fino a ieri. In viale Nervi i ragazzi della coop (che per la convenzione ne segue 60 ma ha una lista d’attesa di 54) avevano appeso uno striscione: «In una lettera il nostro destino». Un destino che prende una strada in discesa. Ieri infatti lo stesso Leccese, il vicepresidente e psicologo Antonello Errico, il neurologo del centro riabilitativo Parisi, il medico del centro Marcella Valente, hanno incontrato la manager della Asl Ilde Coiro, i direttori amministrativo e sanitario Testa e Saitto, il responsabile di settore Lorenzo Amici. Un vertice nella quale la dirigenza dell’azienda sanitaria ha spiegato che non si è trattato di disattenzione, ma di un problema tecnico per cui la competenza dell’erogazione dei fondi spettava alla Regione. Ma la stessa Coiro si è fatta carico della situazione garantendo in pochissimi giorni il suo impegno per l’implementazione del bugdet. Tutti salvi, almeno per il momento. I pazienti non dovranno spostarsi chissà dove. La Valle, infatti, è l’unico centro di riabilitazione neuropsichiatrica del sud del Lazio Una mamma, ieri mattina, urlava la sua rabbia: «Sono venuta a Gaeta per curare mio figlio da Crotone, come farò se si chiude?». I dipendenti non resteranno a casa dopo anni e anni di dedizione al lavoro e alla causa. Rosa Viola, una delle fondatrici, ricordava i 29 anni passati in questa realtà. Che è cresciuta, che ha saputo trasformarsi, adeguarsi alle esigenze dei pazienti «che non vanno assistiti soltanto, ma vanno presi in carico nella loro totalità», diceva la Viola. Per questo non si capiva quel silenzio. Ieri le operatrici insegnavano ai ragazzi a soffiare nel fischietto. E le grida di gioia quando Leccese e Errico sono scesi dal quinto piano hanno interrotto quel silenzio che poteva diventare colpevole.
lunedì 16 febbraio 2009
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