sabato 10 gennaio 2009

“Sottosuolo”, viaggio nella Latina dell’arte

Maria Corsetti

Vedere un film che racconta la città dove sei nato e cresciuto, vedere i luoghi dove passi ogni giorno fa un po’ l’effetto “Uno, nessuno, centomila”, quando Vitangelo Moscarda scopre di avere una imperfezione nel volto. Glielo rivela casualmente la moglie e “Gegè” da quel giorno inizia a studiare quale è la percezione che hanno di lui le persone che ha intorno.
Che percezione può avere una persona che non ha mai visto Latina guardando “Sottosuolo”? Il lungometraggio a firma di Sebastian Maulucci, presentato venerdì pomeriggio al Teatro Cafaro, restituisce una città dal forte sapore mediterraneo: mercati, bancarelle, feste in piazza, giostre e tanta gente, strade piene. E’ una Latina che si muove, così diversa da quella immobile raccontata dagli edifici che si alzano sulla palude all’alba della sua nascita. E’ la terza Latina quella raccontata da Sebastian Maulucci. La città che viene dopo la rivoluzione idraulica e dopo quella industriale. E’ quando l’uomo ha risolto il problema del cibo e del tetto che i bisogni sono diventati più raffinati. La città che nasce dal lavoro dell’uomo e che grazie al lavoro raggiunge il benessere e ora chiede per i propri figli una vita dove si realizzino sogni che prima non si osava sognare.
C’è chi dice che Latina soffre il confronto con le due metropoli che la schiacciano: Roma e Napoli. Senza contare che fortuna è poter arrivare nella città eterna o nella nea polis in un’oretta. Pensa a chi vive in quei villaggi americani o australiani a otto giorni di macchina dal primo agglomerato urbano decente. Infatti Lina Bernardi e Nino Bernardini raccontano dei loro studi di arte drammatica, la prima a Roma, il secondo a Napoli. Se abitavano già lì stavano più comodi, se abitavano in qualche contea irlandese di qualche decennio fa stavano a spillare Guinness in un pub se gli andava bene, a pascolare le pecore se le cose si mettevano maluccio. Antonio Pennacchi il problema non se lo pone proprio: piuttosto studiate, qualsiasi cosa pensate di fare nella vita. Roberto Prosseda non fa fatica a dire che a Latina ci ha vissuto per 31 anni e non gli è mancato niente. I ragazzi della compagnia teatrale “Opera prima” si sono organizzati chiamando un regista a dirigerli, mettendo su una struttura che è forse la sala più suggestiva della città con quelle sue atmosfere da Teatro India. Gianfranco Pannone si lancia in un discorso sociologico, Giuliana Bocconcello è felice di aver fatto della sua passione un lavoro, Marcello De Dominicis racconta di quanto Martin Scorzese gli diede appuntamento. Antonio Taormina non gli sembra vero che qualcuno lo stia a sentire mentre spiega la sua zanzara e mostra le sue belle tele rivolte verso Piazza San Marco.
Ma torniamo alla città: tanto mediterranea nel centro urbano, così fredda sul mare. Sebastian Maulucci ci restituisce la bellezza delle dune d’inverno. Poi ti viene in mente che deve averne fatta di fatica per trovare un giorno in cui il cielo è grigio ed è grigio anche il lago di Fogliano.
Quando io descrivo Latina penso non tanto alla città, ma ai suoi edifici, alle sue piazze nelle prime ore del mattino, un deserto con il cielo che si illumina sempre di più. E il mare, in qualsiasi stagione sia, mi torna in mente con i riflessi del sole che brillano sull’acqua.
Sebastian mi fa scoprire i suoni di un suk e la solitudine di una sponda d’oceano del nord.
Una piccola scivolata sul luogo comune dei consumi, dell’abbigliamento e dell’immagine: ci piace comprare qualche vestito di più, forse è vero. Ma sono gli stessi negozi che si trovano in qualsiasi città del mondo.
Chi continua a parlare di Latina come di qualcosa di avulso dal mondo, forse non ha mai visto il mondo.

1 commento:

  1. Credo che l'analisi effettuata dalla Sig.ra Corsetti sia puntuale e molto allegorica. In realta' ,per me che non sono nato a Latina ma la conosco da oltre 30 anni e oramai e' anche un po' mia , ne riconosco i pregi e i difetti. E' una cittadina che ha sofferto negli anni , la mancanza di un passato ( sbagliato o corretto che sia ) , che l'ha costretta ad isolarsi , non si capisce l'autostrada a Frosinone ,la mancanza di un aereoporto , una stazione ferroviaria (?), il port...icciolo(?) insomma le infrastutture che avrebbero potuto portarla ad uno sviluppo gradevole e tale da consentire anche una piu' elevata vivibilita'. Di Latina mi piace il verde , le strade larghe , quell'aria un po' scanzonata da monella , un po' meno quella indecisione adolescenziale , di crescita , della serie cosa faro' da grande.

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