venerdì 30 gennaio 2009

Pfizer, matrimonio finito male






Teresa Faticoni

Finisce malissimo il matrimonio per oltre 50 anni che ha legato Pfizer alla provincia di Latina. Come nella guerra dei Roses Pfizer se ne va e i lavoratori sbattono i tamburi. Ieri mattina in via dei Monti Lepini alcuni lavoratori dello stabilimento di Borgo San Michele si sono riuniti in un sit in. Lo sciopero, organizzato solo dalla Ugl senza Cgil, Cisl e Uil, era proprio contro la multinazionale americana che vende il sito pontino alla Haupt Pharma, società contoterzista di Berlino, senza le garanzie che tutti avrebbero auspicato. «Non chiediamo soldi, vogliamo lavorare», tuona Luigi Ulgiati, da poco eletto segretario nazionale della categoria chimici del sindacato guidato in Italia da Renata Polverini. C’è tutto il gotha dell’organizzazione: Claudio Durigon, segretario generale di Latina, Armando Valiani, segretario generale della categoria in provincia, Gianni Chiarato, consigliere comunale e rappresentante sindacale unitario Pfizer. Insieme a tanti lavoratori, anche se in molti hanno scioperato ma preferito rimanere a casa. In tutti i turni circa 300 persone (pari all’80% del totale dei dipendenti), dati forniti dal sindacato, si sono astenute dal lavoro. Alcuni reparti sono stati fermi. «Questo è lo sciopero più riuscito mai effettuato in Pfizer», aggiunge Ulgiati. «È giusto il sistema usa e getta?» si chiede Gianni un operaio che sventola la bandiera bianca siglata dell’Ugl che ricorda i benefici ottenuti grazie alla cassa del mezzogiorno. Il problema, però, nonostante la protesta di ieri, rimane. Pfizer non vuole garantire tre anni di commesse alla Haupt Pharma, che ha deciso di mantenere fissi i livelli occupazionali – al momento sono impiegati 473 dipendenti a Latina – solo per due anni. La società tedesca ha già avviato indagini di mercato per portare nuove produzioni qui, ma occorrono fisiologicamente tre anni. Come annunciato dall’amministratore delegato di Haupt, Hans-Christian Semmler, nella prima riunione in Confindustria. Una coperta troppo corta, dunque, che potrebbe bastare a tutti se solo Pfizer, come chiesto dai lavoratori, facesse qualche sacrificio. Che poi significherebbe aumentare di un anno i suoi accordi commerciali con la nuova società. Un affare, questo, dai costi piuttosto contenuti. Haupt verserà nelle casse di Pfizer 12 milioni di euro per l’acquisto dei medicinali del magazzino. La multinazionale, il più grande gruppo farmaceutico al mondo – che con l’acquisto della concorrente Wyeth sta per restringere il mercato a un oligopolio -, ha speso tra il 2008 e il 2009 13 milioni di euro per entrare nel mercato statunitense accreditando lo stabilimento alla Food&Drug Administration. In via Monti Lepini ieri qualcuno insieme alle tante bandiere, ha appeso due lenzuola con una vignetta. C’è una mucca con la scritta Pfizer. Due persone parlano tra di loro. «Ma la vendete a terzi?», chiede il primo. «No, a quarti», risponde l’altro. La versione originale era più cattiva. Che aria si respira in quel sito? «C’è incertezza – ci risponde Marco Testa, rsu Ugl – certo ci mancherà la scritta blu che per anni ci ha accolto». Martedì 3 febbraio sparirà l’ovale blu tanto famoso per la produzione di viagra, arrivano i tedeschi. Via Pfizer, ora c’è Haupt Pharma.

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