venerdì 30 gennaio 2009

La crisi dalla gola grassa

Lidano Grassucci


La paura è una brutta bestia. E’ brutta perché ammala la testa, non ti fa ragionare. In questi giorni è la paura che la fa da padrone, c’è la crisi e… moriremo tutti. Eppure anche questa mattina è uscito il sole, anche oggi debbo mangiare, mi debbo vestire e, se ci scappa, debbo ridere. Il mondo non è finito e non lo farà tanto presto, quindi ci tocca vivere. Qui è tutto un disastro, mai così male. Una volta sì che eravamo felici.
Come si dimentica presto il peggio. Il problema non è la crisi è l’egoismo, la paura di perdere il superfluo che abbiamo conquistato, il senso del peccato che pervade chi ha conquistato un pezzo di felicità. Non siamo in crisi perché non abbiamo più, ma perché abbiamo paura di perdere i privilegi, perché non abbiamo più sogni. Obama ha vinto perché era più ambizioso degli altri, aveva più voglia di vincere. Credo che noi abbiamo perso la voglia di vincere, non abbiamo ansie di riscatto. Domani è difficile, ma lo è di più se ho solo paura di perdere quel che ho e non ho la speranza, l’ambizione, l’ardire di volere di più.
La crisi è forse tutta qui, non abbiamo l’ardire dell’ambizione, di volere di più. La paura è delle civiltà grasse, la speranza l’ambizione è di chi non ha niente da perdere.
La gravità di questa crisi? Sta nel fatto che abbiamo tutti qualcosa da perdere, siamo avidi delle cose che abbiamo e non desiderosi delle cose che potremmo avere. Per questo è tutto più complicato, forse ci manca un sogno e la gola grassa ci impedisce di dormire.

1 commento:

  1. Supponiamo che nel vigente sistema economico ci siano quattro imprese che vogliano interagire tra loro perchè reciprocamente interessate alle rispettive merci. Chiamiamo per praticità le quattro imprese A, B, C, D. Supponiamo che A acquisti 100 € di merce da B, B da C, C da D, D da A.
    Questo significa che A contrarrà 100 € di debito con B, B con C, C con D, D con A. E' necessario tenere a mente che, tipicamente, la fonte di credito per un’impresa oggi è la banca. La banca intesa come sistema ( o cartello in questo caso) detiene un potere decisionale sull’emanazione o rifiuto di
    credito. Il sistema bancario quindi esercita un monopolio sul credito della collettività ed inoltre applica interesse ad ogni prestito/credito che viene ‘concesso’. Nel caso preso in esame per esempio i 100 € di debito contratti da A nei confronti di B sono stati inizialmente emessi dalla banca che
    prestandoli ad A li ha caricati di un interesse. Supponiamo che quest’interesse sia del 4%. Quindi pari a 4 €. A utilizzerà i 100 € prestati dalla banca per saldare il debito con B, B con C, C con D, D con A. Tutti i debiti sono stati saldati eccetto che uno. Quello contratto da A nei confronti della
    banca! A dovrà, infatti, saldare i 100 € più l’interesse del 4%. Si ha quindi una situazione
    paradossale. A sarà di fatto impossibilitata a ripagare l’intero ammontare del debito contratto con la banca (104 €) in virtù del fatto che i 4 € non sono mai esistiti! Questo perchè la massa monetaria introdotta nel sistema preso in considerazione è un numero finito. Cioè 100. La banca in qualita’
    di unica fonte emittente di denaro non ha mai creato i 4 € di interesse. Sfortunatamente, il denaro non cresce sugli alberi, non può essere coltivato o scavato da terra, ne prodotto in fabbrica. Può solo essere creato dalla banca che detiene il monopolio assoluto della sua emissione. A dovrà quindi saldare il debito contraendone uno nuovo con la banca. Nel caso in cui la banca dovesse rifiutare una nuova apertura di credito ad A, l’impresa A si vedrà costretta a saldare il debito con gli averi
    collaterali che aveva messo a garanzia, in prima istanza, per ottenere il prestito dalla banca. Uno dei principi più eticamente sconcertanti ed economicamente destabilizzanti del sistema consiste quindi nel fatto che la banca fa un prestito crea il principio (massa monetaria iniziale), ma non crea i soldi necessari per pagare l’interesse.
    Lo stesso vale per il finanziamento dei vari apparati statali. Lo Stato , quindi A, contrae un debito supponiamo di 100 € bilioni con la banca centrale ( privata!) . Questi soldi sono necessari per il funzionamento e finanziamento dei vari apparati statali. La banca ‘concede’
    questo credito emettendo l’importo richiesto ed esercitando un interesse sul totale prestato. Lo stato quindi si trova nella stessa situazione di A nell’ esempio precedente (A, B, C, D). E’ impossibilitato
    cioè a saldare il debito nella sua totalità. Questo deriva di nuovo dal fatto che la massa monetaria esistente in circolazione è finita. Ammonta precisamente a bilioni €100.
    L’interesse che grava su questa cifra, cioè la necessaria massa monetaria che manca per saldare completamente il debito contratto, non esiste! La banca centrale quindi in qualità di unica fonte emittente di denaro e credito crea il principio, ma non crea i soldi per pagare l’interesse.
    Lo stato per pagare quest’interesse ha quattro possibilità. Aumentare il prelievo fiscale, ridurre la spesa pubblica, contrarre un nuovo debito con la banca o vendere beni pubblici. Ed è esattamente quello che fa!
    Due ripercussioni fondamentali scaturiscono da questa situazione. La prima è che s’incoraggia la creazione di un debito inestinguibile che tende ad aumentare in maniera esponenziale, diventando così la causa scatenante di un insostenibile imperativo di crescita economica. La seconda è che un debito pubblico con tali caratteristiche determina un generale abbassamento della qualità della vita ed una cospicua e sempre crescente perdita di potere d’acquisto da parte del popolo.
    Quello che stà attuando " l'ambizioso" Obama con il piano da 819 miliardi và esattamente in questa direzione.
    Saluti
    Bax

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