mercoledì 21 gennaio 2009

Il pilota Renzo




Lidano Grassucci


Quando non c’era stato ancora il baby boom dei giornalisti in questa provincia, a cui (ahimè) ho contribuito non poco, questo mestiere “selezionava”. Sono della generazione di giornalisti successiva a quella di Renzo Lonoce. Anzi noi che venivamo a scrivere dai movimenti studenteschi degli anni ’70 volevamo un po’ rompere il giornalismo “precedente”. Insomma volevamo fare nel mestiere quel che avevamo fatto a scuola. Quindi le visioni del lavoro erano differenti e tali restano, ma Renzo era un collega di calibro, un signore. Credo che abbia interpretato al meglio un certo moderatismo maggioritario nella nostra comunità. Ha dato forma e ha raccontato la prima piccola borghesia di questa provincia. Era elegante nei modi e nello scrivere, aveva uno scrivere preciso puntuale, maniacale. Aveva passione anche se non lo dava a vedere. Cominciò a raccontare un mondo che oggi è storia, ma comprese anche i travagli di questa comunità nei grandi cambiamenti degli anni novanta e dell’inizio del nuovo secolo. Un punto di vista originale che sentiva la pancia di questa provincia. Oggi chi si accinge a questo mestiere alla seconda riga scritta si sente Giampaolo Pansa, anzi è in grado già di spiegargli come si scrive un articolo.
Quelli della mia generazione avevano un’altra visione del mondo, non condividevano le scelte, ma non ci sentivamo in grado di far altro che imparare. Imparare la conoscenza delle persone, della comunità, delle sue sensazioni profonde. Ho sempre avuto difficoltà a leggere Il Tempo per via del fatto che a casa mia leggevano Il Messaggero e non mi trovavo con i caratteri, poi mettici ragioni ideologiche, ma attraverso Renzo e Romano Forte ho imparato a leggerlo e sono stati loro che mi hanno fatto capire le ragioni di chi era da me distante. E chi fa questo mestiere deve avere idee forti, deve avere una visione sua del mondo, ma deve essere curioso delle ragioni degli altri.
La scomparsa di Renzo Lonoce è un buco importante per chi fa il mio lavoro, è una testa in meno nel leggere la comunità pontina. Non avrei mai fatto un giornale come lo facevi tu, come c’è a chi piace l’Alfa e a chi la Bmw ma eri un grande pilota.
Ciao Renzo.

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