giovedì 29 gennaio 2009

Il Pd aspetta la grazia Udc e perde appeal a sinistra




Alessia Tomasini

Loreto Bevilacqua sembra stia giocando la sua partita determinante per le provinciali 2009. Una gimkana che si muove sul filo di un Partito, quello democratico, che dovrebbe creare un percorso che passa dalle urne di giugno per arrivare alle regionali del prossimo anno con un bottino di consensi che possa agevolare una conferma del presidente Marrazzo ma che si esaurisce in un monologo. «Si ha la sgradevole sensazione di essere considerati poco più che dei parenti poveri assistendo dall'esterno al dibattito sulla candidatura a presidente della Provincia che in queste settimane sta impegnando il gruppo dirigente del Pd. Mai, nemmeno per sbaglio viene richiamata la necessità di coinvolgere in questo processo - spiega il consigliere provinciale Federico D’Arcangeli - i possibili alleati della Sinistra». L’atteggiamento dei vertici del Partito democratico sarebbe comprensibile se si partisse da una situazione di forza e non, come in questo caso, da quella di debolezza. Quello che doveva essere il volano del centrosinistra si è rivelato in breve tempo un pantano per i leader provenienti da Democratici di sinistra e Margherita. Se si mettono in fila tutti gli incidenti di percorso sulla strada che doveva portare a delineare l’identikit dell’anti Cusani si rischia di restare senza parole. Si parte dal tentativo di sollevare qualche scampolo di orgoglio a fine agosto con le dichiarazioni del sindaco di Gaeta, Antonio Raimondi con la proposta di accelerare i tempi di scelta per passare alle invocazioni alle primarie fino alla discesa di nomi improbabili quanto non disponibili. Il tutto solo per finire in febbraio, a quattro mesi dal voto, con una manciata di fumo tra le mani. Che il Parito democratico stia navigando a vista lo dimostra il fatto che qualcuno, Loreto Bevilacqua per primo, sta ancora sperando in un possibile accordo con l’Udc. Un’alleanza che non trova riscontro neanche nelle tante riunioni che sono state richieste e che sono ancora in attesa di un cordiale cenno di riscontro. «Siamo sconcertati di fronte alle parole di grande attenzione del Pd nei confronti dell'Udc cui qualcuno pare sia disposto a cedere la carica, per il resto - continua il consigliere provinciale della Sinistra - si continua a veleggiare sulla scorta di una rosa tutta interna a quel Partito, dimenticando non tanto che se coalizione sarà dovrà avere un candidato unitario». La preoccupazione che emerge dalle parole di Federico D’Arcangeli è condivisa da tutti i partiti di sinistra che hanno preferito un percorso alternativo a quello del Pd. Tutti sono preoccupati in vista delle provinciali di un atteggiamento che vuole ridurli a semplici comparse o portatori sani di voti. Il messaggio che i vertici del Partito democratico non riescono a recepire è proprio questo: finchè continueranno a far sentire i possibili alleati come semplici ospiti nel salotto buono della politica i margini di arrivare ad una coalizione si riducono al minimo storico. «Se vogliamo davvero giocare una partita seria contro un centrodestra che inquieta anche diviso - continua D’Arcangeli - dobbiamo almeno tentare di allargare il raggio del nostro ragionamento a cominciare dalla ricerca del candidato presidente». Quindi? In questo spiraglio di apertura qualcuno potrebbe leggere una svolta di coalizione ma dovrà frenare l’entusiasmo. Bisticci, litigi, silenzi sono molto più inquietanti di quanto si potrebbe pensare. La rissa intestina al centrosinistra formato Pd è diventata un elemento strutturale del modo stesso di fare politica dall’altra parte del Popolo della libertà. Perchè se è vero che nel Pd avranno anche tutti delle ottime ragioni per suonarsele è anche vero che i cittadini sono stanchi di vedere che il nuovo centrosinistra seppure nato con le migliori intenzioni è ormai pilotato dalle peggiori. «Quanto al fatto che si riesca a costruire una coalizione unitaria anche con la Sinistra, mi permetto a titolo personale di suggerire agli amici del Pd una riflessione attenta sugli effetti disastrosi che la scellerata riforma elettorale per le europee voluta da Veltroni rischia di avere sullo stato dei nostri rapporti. In questo momento - conclude Federico D’Arcangeli - non scommetterei un centesimo sull'esito positivo della vicenda». Ora? Il sasso è stato lanciato. Il problema da superare è stato chiarito e sta nell’indecisione e nella chiusura costante del centrosinistra al resto del mondo. Se verrà superato non è dato sapere.

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